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LA PREZIOSA EREDITÀ DI PAPA FRANCESCO

Il dialogo, l’attenzione agli ultimi, l’ecologia, l’ecumenismo

In questi giorni di profonda commozione per la scomparsa di papa Francesco sembra difficile immaginare un futuro senza la sua guida, misericordiosa ma allo stesso tempo decisa, improntata alla cura dei poveri e della «casa comune». La sua perdita lascia un grande vuoto, non solo nella Chiesa cattolica, ma nell’intera società a livello globale, grazie a una leadership riconosciuta e rispettata ben oltre l’ambito ecclesiale. Ciononostante, possiamo tracciare un bilancio di 12 anni di papato, per comprendere ciò che Francesco ci ha lasciato, affinché possiamo affrontare l’attuale «cambiamento di tempo», sia come singoli credenti che come comunità cristiana.
Anzitutto, papa Bergoglio ha proposto un nuovo stile nell’esercizio dell’autorità. Spogliandosi di tutti i simboli del potere, ancora legati al passato, egli ha incarnato in maniera forte e concreta il primato nella Chiesa di Gesù Cristo, secondo l’insegnamento del Maestro: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (Mc 10,43-44). Un’autorità, dunque, fatta di un’autentica testimonianza evangelica, capace di mettere insieme la dimensione verticale con quella orizzontale, la preghiera e l’incontro con l’umanità più fragile, Dio e i poveri, in un continuo e fecondo interscambio. Possiamo dire, quindi, che il pontefice ha vissuto fino in fondo quella «cultura dell’incontro» che gli era tanto cara e che ciascun credente è chiamato a incarnare nella realtà odierna.
Un’altra, importante, eredità di Francesco è un rinnovato concetto di ecologia, non a caso definita «integrale». A 10 anni dalla promulgazione dell’enciclica Laudato si’, siamo diventati tutti consapevoli che la cura del creato non è un aspetto marginale della nostra fede, ma rappresenta l’essenza stessa della nostra umanità e si intreccia profondamente con l’attenzione verso i più poveri, che spesso sono i più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico. Pertanto, siamo chiamati a vivere fino in fondo questo impegno, con la consapevolezza che non è più possibile rimandare un deciso “cambiamento di rotta”, dato che ormai da tempo la Madre Terra “grida” contro il suo indiscriminato sfruttamento.
Il papato di Francesco si è caratterizzato anche per importanti gesti di dialogo, sia a livello ecumenico, pensiamo all’amicizia con il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, oppure al viaggio apostolico in Svezia per celebrare i 500 anni della Riforma luterana, che interreligioso, con il Documento sulla fratellanza umana come frutto più fecondo. Infatti, come affermano Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, «il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani». Pertanto, come credenti, siamo chiamati a vivere il dialogo nella nostra esistenza e nelle nostre relazioni, con la consapevolezza che evangelizzare non significa fare proselitismo, ma sperimentare autenticamente quella «convivialità delle differenze» di cui parlava don Tonino Bello. In questo modo, sarà possibile costruire una società più giusta, equa e inclusiva per tutti.
Infine, l’ultima eredità che ci lascia papa Francesco è la spinta a essere operatori di pace, instancabili costruttori di ponti in un tempo, come quello che stiamo vivendo, in cui è in atto una «guerra mondiale a pezzi». Non a caso, fino alla fine dei suoi giorni Bergoglio non ha avuto paura di invocare la pace, come si può vedere chiaramente nella benedizione Urbi et orbi della domenica di Pasqua, in cui ha fatto questo appello a tutti i belligeranti: «Cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace!» Per questo, il papa si è rivolto anche ai governanti, perché usino solamente uno speciale tipo di armi: «le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo».
A partire da questi doni, come cristiani, ma anche come cittadini e, soprattutto, soci di Azione Cattolica, abbiamo il compito di mettere a frutto il pensiero e, soprattutto, la prassi di Francesco. Infatti, siamo chiamati a incarnare il Vangelo nella nostra vita quotidiana, offrendo alla nostra società un modello di vita che metta l’umanità e il creato al centro, rendendo così «ragione della speranza che è in noi» (cfr. 1Pt 3,15), con l’augurio che lo Spirito illumini i cardinali, eleggendo un nuovo papa che guidi la nostra Chiesa ad affrontare le numerose sfide che il nostro tempo le pone.
data di pubblicazione: 03-05-2025
autore: Elisa Battistella | tema: UNITARIO
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