Durante la festa diocesana del Ciao, sabato 25 ottobre l’Azione Cattolica ha voluto ricordare Leda Bevilacqua, una figura luminosa che nella storia della vita associativa ha lascia un segno profondo e una scia con il suo esempio e la sua testimonianza.
Nata nel rione ronchese di Vermegliano il 10 settembre 1922, Leda aveva fatto parte di quella che all’epoca era la Gioventù Femminile di Azione Cattolica, divenendone anche propagandista.
Dalla GF aveva imparato uno stile di vita indossando l’abito della purezza e della disponibilità, uno stile basato sulla sobrietà e sulla fede e nutrito quotidianamente dall’Eucarestia.
Leda amava tanto Gesù e l’accostarsi e riceverlo quotidianamente era alla base della sua fortezza interiore e le volte in cui non riusciva per cause di forza maggiore erano da lei considerate una vera e propria sofferenza. Questo l’ha lasciato scritto nel suo diario personale.
Eucaristicamente pia, angelicamente pura, apostolicamente operosa” era il trinomio proposto alle giovani. Leda viveva il suo essere cristiana tutta d’un pezzo in parrocchia ma anche nel suo lavoro come impiegata nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico a Monfalcone, in un contesto non sempre facile e molte volte contrario al suo modo di pensare, sempre fedele ai suoi ideali con disponibilità e generosità, facendo emergere il suo carattere sincero e forte, vivendo concretamente la dimensione caritativa.
L’Azione Cattolica era stata per Leda scuola di vita e le aveva insegnato il trinomio “Eucarestia, apostolato, eroismo” che lei mise in pratica fino alla fine.
Un eroismo, il suo, vissuto in modo concreto con la deportazione nel maggio 1944 prima ad Auschwitz e poi a Ravensbrück in Germania dove la colse la morte avvenuta il 28 febbraio 1945.
In una lettera all’amica Jole scrisse il suo tormento per non potersi accostare a Gesù nella comunione, ma anche la capacità di perdono verso chi le aveva fatto del male, abbandonandosi totalmente alla volontà di Dio. Ecco le sue testuali parole:«Sin dal primo giorno nessun pensiero di vendetta o di odio è passato per la mia mente, nemmeno quando ho conosciuto chi mi ha fatto del male. Solo ti devo confessare che sul momento ho avuto un attimo di rivolta contro la mia sorte e mi è costato molto il perdonare. Non puoi immaginare cosa ho sofferto e soffro tuttora, sebbene con più rassegnazione e completo abbandono alla divina disposizione di Dio».
La sua vita si concluse nel silenzio e nella purificazione del dolore, ma la sua è una voce che a 80 anni di distanza giunge fino a noi e ci indica una via da percorrere nel nostro quotidiano.