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Un ricordo di don Roberto Malgesini

data di pubblicazione: 18-09-2020

Resteremo nel Suo Amore

di Annamaria Bongio* - Difficile, don Roberto, alzare lo sguardo da quel marciapiede che ti ha visto cadere, i nostri occhi sono pesanti, il nostro cuore e la nostra testa ancora di più. Difficile ma è uno sforzo che ti dobbiamo. Non possiamo tenerti chiuso in quell’immagine che ci schiaccia a terra.

«I Santi si rincorrono» ha detto poco dopo la tua morte il nostro vescovo Oscar, prendendoci per mano e consegnandoci il suo ricordo di te. Sei caduto nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di Maria Addolorata, nel giorno in cui ricorre l’anniversario dell’uccisione di padre Puglisi. Sei stato il servo umile degli ultimi in una comunità pastorale che porta il nome del beato Scalabrini. «Partii commosso» scrive proprio il beato Scalabrini in una delle pagine in cui racconta come sia nata la sua chiamata a diventare «padre dei migranti» descrivendo storie di emarginazione, solitudine e povertà che davvero poco o per nulla si discostano da quelle a cui ti sei fatto vicino tu. Allora erano i portici di Milano, oggi quelli della nostra Como, frontiera per la Svizzera e via per il Nord Europa. Nel tuo stesso modo, per le tue stesse ragioni la nostra Chiesa comasca ha pianto don Renzo Beretta. La vicinanza, la solidarietà e la comunione che senza distinzione di cultura, nazionalità o religione sta ricevendo il tuo parroco, il caro amico don Gianluigi Bollini che per noi è stato assistente diocesano dei giovani e dell’Acr, la disperazione del tuo popolo degli emarginati, la folla che si è raccolta in preghiera dentro e fuori il Duomo per recitare il rosario la sera del tuo martirio, ci svelano la forza dirompente del tuo agire silenzioso e i frutti del tuo testimoniare.

Proprio come era successo per il beato Pier Giorgio Frassati, anche lui “ribelle” mite, anche lui morto perché si era lasciato contaminare dalla povertà a cui aveva fatto visita. Quanto stupore per le migliaia e migliaia di persone e di poveri della Torino semplice e umile che rendono omaggio alla sua salma. Il canto di commiato che porta verso conclusione il rito delle esequie dice: «Venite, Santi di Dio…». Siamo certi che i Santi che si sono rincorsi nella tua vita faranno a gara per accoglierti e presentarti al tuo Signore.

C’è un frammento in una delle tue rare apparizioni, diffusa in questi giorni dal Settimanale della diocesi, che colpisce per significatività. È Pasqua, sei per strada con alcuni senzatetto e condividi con loro gli auguri per i parrocchiani e gli amici: «Auguri di Buona Pasqua, nel sentirci delle persone piene di Grazia perché piene dell’amore di Dio, del coraggio di Dio, della forza di Dio. Ma anche di un Dio che soffre con noi e per noi». Dopo aver ringraziato per il sostegno che molti hanno donato alla vostra opera, chiedi ai fratelli della comunità di strada di essere parte di questo augurio. Uno di loro, prima di formulare il suo pensiero, con comprensibile imbarazzo, ti chiede: «E io cosa posso dire?». È una domanda che ci arriva feroce e alla quale tu hai cercato di dare spazio con la tua pienezza evangelica. Colpisce anche la fedeltà al tuo ministero che hai saputo portare avanti fino alla fine. I passi biblici che hanno orientato il tuo essere prete e che hai condiviso con i tuoi compagni di Messa, sono tutti lì con te nel tuo essere una catechesi vivente. La Grazia di un Padre che ci ama oltre misura di un Amore permanente e che ci dona la sua forza. «Come il Padre ha amato me, così anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9) è il versetto che ha accompagnato la tua ordinazione diaconale e «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi» (At 1,8) quella presbiterale.

Il tuo sacerdozio continua con il nostro, solo così non resteremo schiacciati sul quel marciapiede. Resteremo nel Suo Amore e avremo la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di noi.

*Diocesi di Como - Consigliere nazionale ACR