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4ª Domenica di Quaresima – In Laetare

data di pubblicazione: 27-03-2022

Il commento di don Michele Centomo

Lc 15,1-3.11-32
Gs 5,91.10-12
2Cor 5,17-21

O Dio, Padre buono e grande nel perdono,
accogli nell’abbraccio del tuo amore, tutti i figli …
 (Orazione Colletta C)

Ognuno di noi conserva gelosamente gli album di famiglia. E quando rendiamo partecipi amici, conoscenti ed altri, si è orgogliosi di far conoscere questo e quello, evidenziando dei protagonisti anche alcune loro caratteristiche che li hanno resi originali, unici ed irripetibili ai nostri occhi. Anche Gesù sfoglia il proprio album di famiglia con noi, orgoglioso di evidenziare la figura del Padre. La parabola del Padre Misericordioso fa parte di questo bellissimo album: è una storia comune, tratta dal vissuto quotidiano, dove si possono scorgere i palpiti del cuore di Dio. Una scena centrale in tre atti.

Ciak, atto primo. Il prezzo dell’amore!

Un uomo ha due figli, il più giovane vuole la sua parte di eredità. In tutte le culture reclamare la propria parte di eredità significa dire al Padre: "Papà non posso aspettare che tu muoia, dammi la mia parte di eredità". E questo equivale a dire: Padre per me sei già morto. Il Figlio va lontano: è una distanza più morale che fisica. A volte, pur abitando nella stessa casa, siamo lontani: è una distanza che portiamo dentro. Questo Figlio spende tutto, rimane solo. Lontani dalla casa del Padre, perdiamo ogni nostra identità.  Colpo di scena: entrando dentro di sé il Figlio disse: "Andrò da mio Padre e gli dirò, Padre..." (Lc 15,18), Sono le parole più belle che troviamo nel Vangelo. Sono le parole racchiuse nel nostro cuore e che dovremmo lasciar sgorgare. Non sei orfano, incompreso, rifiutato: hai un Padre.

Ciak, atto secondo. Un amore che non bada a spese.

"Quando il figlio era ancora lontano, il Padre lo vide" (Lc 15,20). Ecco il Padre, ecco l'amore del Padre che ci raggiunge quando ancora siamo lontani. Si sente il grido del Figlio: "Padre, ho peccato contro te e contro..." (Lc 15, 21) le parole si perdono nell'abbraccio.
Questo Padre ci ha aspettato a lungo, è diventato cieco scrutando il nostro ritorno. E l'amore del Padre si fa azione concreta: diventa una festa, fa preparare l'abito più bello, fa ammazzare il vitello più grasso, fa portare l'anello simbolo della recuperata dignità. Egli ama "sperperando", quasi a voler redimere, con un'azione simile, ma di segno contrario, il peccato del figlio che ha dissipato le sue sostanze in banchetti di morte. Lo sperpero del padre, è invece, un canto alla vita, quella che il figlio ha ritrovato, tornando a casa: "Questo mio figlio era morto, ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15, 24).

Ciak, atto terzo. Il rifiuto di entrare alla festa.

Che bello se la storia fosse finita qui, con una bella festa. Invece a questa storia manca il lieto fine. L'altro figlio di cui finora ci siamo “dimenticati”, fa il guastafeste. Che cosa succede? Ritorna (anche lui ritorna, ma era sempre stato nella casa del Padre) dai campi e subito il suo cuore invece di rallegrarsi si chiude: per chi è questa festa? Il Padre esce incontro anche a lui e lo invita a partecipare alla festa, ma questo figlio non entra, ma SI LAMENTA: "Io ti servo da tanti anni e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici" (Lc 15,29). FA LE COMPARAZIONI: "Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso" (Lc 15,30). NON ENTRA ALLA FESTA: "Si arrabbiò e non volle entrare" (Lc 15,28).

Un Padre, due figli! Siamo chiamati ad essere protagonisti di questo Vangelo: che parte ti sembra faccia al caso tuo?  Ora questo abbraccio è anche per noi: riscopriamo di essere figli, non servi.
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