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C'è una primavera che si prepara in questo inverno apparente (Giorgio La Pira)

data di pubblicazione: 25-02-2023

L’urgenza di aprirsi a percorsi che ci conducano ad una cultura della vita e della pace, fondati sui principi di solidarietà e cooperazione, contro l’egoismo e l’opposizione aprioristica

A distanza ormai di un anno dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina quali riflessioni raccogliere a fronte di questa guerra nel cuore dell’Europa?
 
Sicuramente lo scenario che ci sta accompagnando non ci fa immaginare vie di uscita da questa terribile dramma che giorno dopo giorno vive una disumanizzazione segnata da morte e dolore. Apparentemente non c’è via d’uscita anzi è un evento che rivela la regressione alla barbarie della violenza ed avrà profonde conseguenze sul futuro della vita dell’umanità.
 
Oggi la pace e la guerra sono ridiventate di nuovo elementi di un dibattito nella nostra società e dentro la Chiesa, in un confronto che ci vede divisi, semplificativamente, tra pacifisti ed interventisti.
 
Ritrovo, personalmente, in questo tempo incerto la grande attualità del messaggio  di un grande profeta di Pace, quello di Giorgio  La Pira  che fu uomo di pensiero, uomo politico, membro dell’Assemblea costituente che approvò la Costituzione repubblicana, deputato, Sindaco di Firenze per 15 anni, promotore di iniziative memorabili per la pace e la comprensione fra i popoli.
 
La Pira, parlando di pace, era convinto che la profezia di Isaia, secondo cui un giorno «un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra», prima o poi si sarebbe realizzata. La Pira non era un utopista, sapeva che l’obiettivo del disarmo universale si poteva raggiungere, ma una condizione: doveva passare dalla promozione umana. «Noi dobbiamo riscostruire – diceva La Pira – una casa comune che, per reggere alle intemperie del tempo, ai venti d’Oriente e ai venti d’Occidente, deve essere fondata sulla roccia, come dice il vangelo di Matteo. Il dialogo, nel suo pensiero, quindi, è fondamentale.
 
Per La Pira, infatti, l’impegno ed il dialogo per la pace è essenziale, e lo affermava in un tempo, quello della guerra fredda, dove il pericolo della guerra nucleare era percepibile.  Molte in tal senso le analogie con il nostro  tempo, confuso e incerto, che stiamo attraversando,  che è stato segnato negli ultimi due anni dalla pandemia e ora dalla guerra nel cuore dell’Europa.
 
La strada, cosi come allora, per non smarrirsi resta l’inclusione, il rispetto della dignità di ogni essere umano, l’accoglienza dei migranti e i profughi e l’armonia con il creato. Estremamente urgente pertanto è allora aprirsi a  processi di crescita e percorsi educativi che ci aiutino  a formarci alla cultura della vita e la cura della pace, fondata sul principio di solidarietà e della cooperazione contro l’egoismo e l’opposizione, a partire dalle nostre case e le nostre città, con la consapevolezza della speranza  che La Pira sosteneva  dicendo “C’è una primavera che si prepara in questo inverno apparente”.