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Il lavoro non è solo una prestazione, ma è la dignità della persona

data di pubblicazione: 29-04-2023

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

"L'uomo, mediante il lavoro, deve procurarsi il pane quotidiano e contribuire al continuo progresso delle scienze e della tecnica, e soprattutto all'incessante elevazione culturale e morale della società, in cui vive in comunità con i propri fratelli." (Lettera Enciclica "Laborem Exercens",  (Giovanni Paolo II, 1981)
 
All’approssimarsi del 1° maggio, torna di attualità il tema del lavoro come elemento non soltanto di benessere, ma anche e soprattutto di dignità della persona. L’art.1 della Costituzione ci ricorda che “L’ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
 
Oggi quando sentiamo la parola “lavoro” la nostra mente non fa più l’associazione automatica con le grandi realtà, in particolare degli anni ’70 che  erano sinonimi di sicurezza di orario, stipendio e garanzie contrattuali, ma piuttosto ci viene proposta una cornice dentro cui sfumano immagini dai contorni meno netti e precisi, dove globalizzazione e nuove tecnologie si sono impossessate prepotentemente della nostra vita. 
 
Oggi il lavoro, sempre più precarizzato e sottopagato viene ridotto ad una prestazione d’opera, con la perdita di quella che dovrebbe essere invece l’aspetto principale ovvero un “diritto ed un  dovere fondamentale della persona” come ha evidenziato Papa Francesco in occasione della udienza del 12 gennaio 2022. Perché’ ha ripreso Papa Francesco se no il lavoro cade nella logica del mero profitto e il lavoratore diventa “ostaggio dell’ingiustizia sociale” diventando “una periferia esistenziale”, che si traduce in lavoro usurante, in nero, quello " terribile" dei bambini, o emarginazione e povertà per chi il lavoro non lo ha. La situazione italiana purtroppo è la fotografia di questo.  
I dati sull’occupazione in Italia mettono infatti in luce un fatto assai preoccupante: circa un quarto della popolazione giovanile del nostro Paese non trova lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno. Il quadro ci deve interrogare su quanto la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. I giovani, ma non solo pagano un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione, fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce a offrire motivi di speranza.
 
Come sottolinea papa Francesco nell’esortazione apostolica Christus vivit: «Il mondo del lavoro è un ambito in cui i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione. La prima e più grave è la disoccupazione giovanile, che in alcuni Paesi raggiunge livelli esorbitanti. Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società» (n. 270). E’ necessario allora una nuova visione dell’economia attenta al grido dei poveri e della Terra, dei giovani che rischiano di essere «impoveriti» del loro futuro.
 
Un modello ed una speranza che trovi spazio nel mondo culturale, economico, sociale e alimenti le prospettive della politica a tutti i livelli (messaggio dei Vescovi per la Festa dei lavoratori 1° maggio 2023).  Facciamo nostro quindi l’augurio che La dignità della persona non viene dai soldi, non viene dalle cose che si sanno, viene dal lavoro. Il lavoro è un'unzione di dignità." (Papa Francesco, 5 giugno 2021).
 
“O San Giuseppe, Patrono della Chiesa, tu che, accanto al Verbo incarnato, lavorasti ogni giorno per guadagnare il pane, traendo da Lui la forza di vivere e di faticare; tu che hai provato l’ansia del domani, l’amarezza della povertà, la precarietà del lavoro: tu che irradii oggi, l’esempio della tua figura, umile davanti agli uomini ma grandissima davanti a Dio, proteggi i lavoratori nella loro dura esistenza quotidiana, difendendoli dallo scoraggiamento, dalla rivolta negatrice, come dalle tentazioni dell’edonismo; e custodisci la pace nel mondo, quella pace che sola può garantire lo sviluppo dei popoli. Amen.”
(San Paolo VI – gennaio 1969)