Si è spento, oggi, 31 dicembre, all’età di 95 anni, il papa emerito Benedetto XVI. Una lunga vita a servizio della Chiesa prima come studioso, poi come pontefice e infine come papa emerito. Il comunicato dell’Azione cattolica italiana
Il comunicato dell’Azione cattolica italiana
La presidenza nazionale dell’Azione cattolica italiana, a nome di tutta l’associazione, manifesta profondo cordoglio per la morte di Sua Santità Benedetto XVI. Mentre eleva al Signore preghiere di suffragio affinché lo accolga nella gioia senza fine, esprime profonda gratitudine per il suo ministero petrino e per la sua presenza orante e silenziosa offerta per il bene della Chiesa.
Ricordiamo con affetto le parole che ha rivolto all’Ac in molteplici occasioni, in particolare esortandola a proseguire nella sua opera educativa a favore dei ragazzi e dei giovani. Nel suo ultimo incontro con i ragazzi dell’Acr (20 dicembre 2012) diceva: «Sono tanti che vi rendono felici, ma c’è un grande Amico che è l’autore della gioia di tutti e con il quale il nostro cuore si riempie di una gioia che sorpassa tutte le altre e che dura per tutta la vita: è Gesù. Ricordate, cari amici: quanto più imparerete a conoscerlo e a dialogare con Lui, tanto più sentirete nel cuore di essere contenti e sarete capaci di vincere le piccole tristezze che ci sono a volte nell’animo».
Una lunga vita al servizio della Chiesa e del Vangelo
«Cari fratelli e sorelle, come sapete ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005. Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede… Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il quale non le farà mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e la preghiera con cui mi avete accompagnato». Con queste parole, papa Benedetto XVI si congedava agli occhi del mondo durante l’udienza generale del 13 febbraio 2013 (ufficialmente la data delle dimissioni è l’11 febbraio, quando Benedetto XVI parlò di fronte ai cardinali riuniti per tre canonizzazioni), dimettendosi da papa della Chiesa cattolica. Una decisione storica, per via dell’età già all’epoca avanzata, dettata dal fatto che servissero forse fisiche e mentali fresche per governare la barca di Pietro in un tempo complesso e non privo di trasformazioni per la stessa Chiesa cattolica.
Papa Benedetto XVI, nome di battesimo Joseph Ratzinger, chiamato dopo le sue dimissioni papa emerito Benedetto XVI, è riconosciuto, dalla comunità ecclesiale e dalla totalità del mondo accademico, un grande studioso di teologia. Tra i più importanti teologi tedeschi, insegnò a Monaco, Frisinga, Bonn, Münster. Partecipò, da giovane, ai lavori del Concilio Vaticano II come consulente teologico dell’arcivescovo di Colonia, il cardinal Frings, e poi come perito del Concilio. Durante il tempo del Concilio, per la collaborazione con teologi come Hans Küng ed Edward Schillebeeckx, Ratzinger fu visto come un riformatore. Nel 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da papa Paolo VI, che poi lo nominò cardinale.
Per la sua enorme competenza teologica, papa Giovanni Paolo II lo nominò Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, incarico che portò a termine fino alla sua elezione da papa. Seguì e accompagnò con dedizione gli anni del pontificato di Giovanni Paolo II a capo di quello che, all’epoca, era il più importante dicastero vaticano.
Un grande rigore morale ed accademico l’accompagnò per tutta la vita. La critica al relativismo fu una delle sue preoccupazioni più grandi. L’8 aprile del 2005, durante la messa esequiale del romano pontefice defunto Giovanni Paolo II che presiedette in qualità di decano del Sacro Collegio, pronunciò un discorso che sarebbe divenuto celebre come il suo “programma di pontificato”. Denunciò infatti il pericolo di una «dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie», opponendo a essa «un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo», «misura del vero umanesimo», «criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità».
Riguardo il Concilio Vaticano II, espresse sin da subito la cosiddetta ermeneutica della continuità, in armonia con i suoi predecessori, contestando l’opinione secondo la quale il Concilio Vaticano II avrebbe dato vita a una sorta di “rivoluzione” all’interno della Chiesa che autorizzerebbe a mutare, rispetto al passato, il costante insegnamento del magistero in materia di dottrina e di fede.
Non si nascose alla complessità dei tempi. Fu il primo pontefice a chiedere esplicitamente scusa alle vittime di abusi da parte di ecclesiastici, presentando la Chiesa in atteggiamento penitenziale. Mostrò grande decisione contro il fenomeno degli abusi, stabilendo inoltre norme e linee guida più stringenti contro questi casi.
I viaggi
Oltre a numerose visite apostoliche in Italia, Benedetto XVI ha compiuto viaggi apostolici in 21 paesi di tutti i continenti: è stato in Germania, poi in Polonia, in Spagna, in Turchia, Austria, Francia, Repubblica Ceca, Malta, Portogallo, Cipro, Regno Unito, Croazia e San Marino. Sette i viaggi apostolici intercontinentali: in Brasile, Stati Uniti, Messico, Cuba, Australia, Africa (Camerun, Angola e Benin), Libano e Terra Santa (Giordania e Israele).
Le Encicliche
Durante il suo pontificato ha promulgato tre lettere encicliche: Deus Caritas est, del 2006 (la prima enciclica tratta dell’essere umano che, creato a immagine di Dio che è amore, è in grado di fare esperienza dell’amore); Spe salvi, nel 2007 (la seconda enciclica tratta la virtù della speranza); Caritas in veritate, nel 2009 (nella terza enciclica il papa ha voluto proseguire gli insegnamenti della Chiesa in seno alla giustizia sociale).
Le Esortazioni apostoliche
Ha pubblicato inoltre quattro esortazioni apostoliche: Sacramentum caritatis (2006, sull’Eucaristia, in seguito al sinodo dei vescovi del 2005), Verbum Domini (2010, sulla Parola, in seguito al sinodo dei vescovi del 2008), Africae munus(2011, come risultato del sinodo dei vescovi per l’Africa del 2009), Ecclesia in Medio Oriente (2012, documento frutto del sinodo speciale dei vescovi svoltosi nella Città del Vaticano nel mese di ottobre 2010).
Infine, ha pubblicato tre libri personali sulla figura storica di Gesù, che rappresentano il suo lascito testamentario soprattutto come padre della moderna teologia: Gesù di Nazaret, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione e L’infanzia di Gesù.
Dopo la sua rinuncia al soglio petrino, Benedetto XVI ha condotto vita riservata e di preghiera nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, insieme al segretario particolare, monsignor Georg Gaenswein, e alle “Memores Domini”, quattro consacrate laiche che lo hanno assistito nella vita quotidiana.
L’11 ottobre del 2012, in occasione della fiaccolata promossa dall’Azione cattolica italiana, in piazza San Pietro, Benedetto XVI si affacciò dalla finestra dello studio privato e pronunciò queste parole: «Abbiamo visto che nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: “il Signore dorme e ci ha dimenticato”. Questa è una parte delle esperienze fatte in questi cinquant’anni, ma abbiamo anche avuto una nuova esperienza della presenza del Signore, della sua bontà, della sua forza. Il fuoco dello Spirito Santo, il fuoco di Cristo non è un fuoco divoratore, distruttivo; è un fuoco silenzioso, è una piccola fiamma di bontà, di bontà e di verità, che trasforma, dà luce e calore. Abbiamo visto che il Signore non ci dimentica. Anche oggi, a suo modo, umile, il Signore è presente e dà calore ai cuori, mostra vita, crea carismi di bontà e di carità che illuminano il mondo e sono per noi garanzia della bontà di Dio. Sì, Cristo vive, è con noi anche oggi, e possiamo essere felici anche oggi perché la sua bontà non si spegne; è forte anche oggi!».
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