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Pronti sempre a rendere ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,14 – 17). Questo versetto è tratto dalla prima lettera di Pietro ed è una catechesi rivolta a un gruppo di cristiani minoritario in un ambiente pagano ed ostile. Un passaggio, questo, di attualità, in particolare in un tempo, come il nostro, di cambiamenti e che si connota per una graduale perdita delle radici cristiane in una graduale indifferenziazione etica. Una sfida che ci deve portare a riscoprire sicuramente cosa significa essere oggi cristiani.
Da riprendere e rileggere con cura ed attenzione, perché in tal senso ci dà tanti spunti di riflessione, è il messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II, scritto per la XVII giornata mondiale della gioventù del 2001. Nel messaggio, Papa Giovanni Paolo II invita i giovani, ma non possiamo sicuramente pensare che non si rivolga a tutti, a non lasciarsi “scoraggiare da coloro che, delusi dalla vita, sono diventati sordi ai desideri più profondi e più autentici del loro cuore”.
“Avete ragione” – scrive il Papa – “di non rassegnarvi a divertimenti insipidi, a mode passeggere ed a progetti riduttivi. Se conservate grandi desideri per il Signore, saprete evitare la mediocrità e il conformismo, così diffusi nella nostra società”.
Il messaggio è denso di significato e Giovanni Paolo II esorta ad essere il sale della terra... “Una delle funzioni primarie del sale” – riprende il testo del messaggio – “è quella di condire, di dare gusto e sapore agli alimenti”.
Quest'immagine ci ricorda che, mediante il battesimo, tutto il nostro essere è stato profondamente trasformato, perché “condito” con la vita nuova che viene da Cristo. Il sale, grazie al quale l'identità cristiana non si snatura, anche in un ambiente fortemente secolarizzato”.
San Paolo scrivendo alla sua Comunità di Roma diceva: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" (Rm 12,2). Un invito forte a tutti noi, oggi, innanzitutto a non avere paura, a non conformarci, a non essere tiepidi e senza sapore, a non essere semplici commercianti del consenso, che cercano di accontentare i gusti dei propri clienti.
Don Milani, profeta scomodo della nostra epoca scriveva nelle sue Lettere queste parole: “Ecco dunque l’unica cosa decente che ci resta da fare: stare in alto (cioè in grazia di Dio), mirare in alto (per noi e per gli altri) e sfottere crudelmente non chi è in basso, ma chi mira in basso. Rinfacciargli ogni giorno la sua vuotezza, la sua miseria, la sua inutilità, la sua incoerenza. Star sui coglioni a tutti come sono stati i profeti innanzi e dopo Cristo. Rendersi antipatici noiosi odiosi insopportabili a tutti quelli che non vogliono aprire gli occhi sulla luce. E splendenti e attraenti solo per quelli che hanno Grazia sufficiente da gustare altri valori che non siano quelli del mondo”.
Quindi essere ed esserci.