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Il volto femminile dell'Azione Cattolica nella Diocesi di Gorizia nei suoi primi centro anni

data di pubblicazione: 20-09-2021

La prima parte dell’intervento del professore e storico Ernesto Preziosi durante la presentazione del volume sulle donne dell’Azione Cattolica diocesana

Lunedì 13 settembre si è svolta la presentazione del volume “Il volto femminile dell’Azione Cattolica nella Diocesi di Gorizia nei suoi primi cento anni”: il volume, che contiene quaranta biografie che vi presenteremo nelle prossime settimane, rappresenta un primo importante punto fermo nell’esame dei documenti dell’Archivio Storico dell’associazione ed una prima tappa nel racconto di cento anni di attività, che verrà portato a compimento nei prossimi mesi.

Durante la presentazione sono intervenuti l’Arcivescovo, Barbara Spanedda, Responsabile dell’Archivio Storico dell’associazione, i professori Ernesto Preziosi e Ferruccio Tassin, l’autrice del volume Maria Serena Novelli e il Presidente Diocesano Paolo Cappelli.

Il primo intervento è stato quello del vescovo, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, che ha ricordato come questo lavoro di ricerca storica sia fondamentale per conoscere alcuni importanti esempi di come l’attività dell’associazione si sia concretizzata in opere e nella vita quotidiana vissuta in maniera piena dalle donne di cui si parla nel volume.

Poi è intervenuto il professore Ernesto Preziosi, storico dell’associazione, già presidente dell’Istituto per la Storia dell’AC e vice postulatore della causa di beatificazione di Armida Barelli, fondatrice della Gioventù Femminile, che ha tracciato un interessante excursus sul ruolo delle donne agli inizi della stessa Azione Cattolica.

Vi presentiamo la prima parte del suo intervento.
 

LE ORIGINI DEL MOVIMENTO CATTOLICO FEMMINILE

Anni di fermenti

È difficile stabilire una data di inizio del Movimento Femminile Cattolico organizzato; certo dobbiamo collocarne le origini a cavallo tra i due secoli e in particolare nei primi anni del '900: la tematica femminista è infatti più viva in Italia nel primo decennio del '900 che in ogni altro momento della nostra storia unitaria, come conseguenza delle notevoli trasformazioni che si registrano nella convivenza civile.

Lo sviluppo dell'industria, nonché i servizi generali dell'amministrazione e della scuola, offrono nuove occasioni di inserimento per le donne. Anche il dibattito culturale vede le donne costituirsi in gruppi organizzati che superano via via le singole voci.

Non tutte le voci peraltro sono d'accordo nel considerare il ruolo che la donna può assumere anche all'interno della Chiesa.

Nascono all’inizio del secolo numerose iniziative come i primi giornali femminili cattolici che si distinguono per le prese di posizione pubbliche, come nel caso della battaglia condotta dalle donne di "L'Azione Muliebre", nel 1902, a favore di una sottoscrizione contro il progetto di legge sul divorzio presentato alla Camera. La stessa azione femminile cattolica milanese ha l'intuizione di associare a "L'Azione Muliebre", diretta da Elena da Persico e destinata ad un pubblico di signore colte, un'ulteriore pubblicazione, "La donna del popolo", rivolta piuttosto alle lettrici del mondo operaio. Le cronache del primo decennio del 1900 sono ricche di notizie che riguardano la costituzione di vari gruppi femminili; associazioni nascono anche nel campo del lavoro, quali ad esempio le leghe operaie.

Le ipotesi avanzate e discusse circa una vera e propria "sezione femminile" dell'Opera dei Congressi, con un proprio Statuto, si infrangono con lo scioglimento dell'Opera stessa, e bisognerà aspettare ancora qualche anno, perché si costituisca un'organizzazione su scala nazionale che raduni le donne cattoliche.

Ma l'esperienza dei gruppi milanesi, quella delle riviste, delle leghe, del primo Fascio femminile democratico cristiano, avevano contribuito a formare alcune donne capaci e battagliere quali Adelaide Coari che, ad esempio, nel dicembre 1904, dà vita ad un altro significativo periodico, "Pensiero e Azione", rivista femminile italiana.

Fra i temi affrontati dalla questa rivista ricordiamo quello, molto discusso, del voto alle donne, che segnala una sensibilità che va diffondendosi anche in casa socialista
Nell’aprile 1907 a Milano si tiene un convegno nazionale in cui Adelaide Coari svolge una relazione dal titolo “Il programma minimo femminile”. L’Unione Popolare presta, con il suo presidente Giuseppe Toniolo, attenzione a quanto va nascendo.


Nasce l’Unione fra le Donne Cattoliche

Ma occorrerà attendere il primo Congresso nazionale delle Donne Italiane dell'aprile 1908, in cui si verifica una spaccatura fra la componente socialista - che avrà la meglio - e quella cattolica sul ruolo della religione nella scuola elementare; le donne cattoliche, dissociatesi dall'organizzazione unitaria, sentono l'esigenza di fondarne una propria.

Dopo un dibattito che riguarda le varie possibili ipotesi associative ci si avvia alla fondazione di un’ Unione fra le Donne Cattoliche d’Italia caratterizzata da una finalità formativa e religiosa differenziandosi dall’impostazione più sociale voluta da Adelaide Coari. L’Unione avrà come prima presidente la principessa Cristina Giustiniani Bandini e rientrerà a pieno titolo nello schema organizzativo dell’azione cattolica post 1905.

L’Unione si diffonde in un buon numero di diocesi costituendo dei comitati cittadini e riunendo esponenti della nobiltà e della borghesia. Non mancano adesioni anche da parte del ceto popolare e una molteplicità di attività come risulta dalle pagine di “Azione Cattolica Femminile”, Bollettino ufficiale all’inizio del movimento che poi diviene “Rivista femminile di cultura” dal 1914.

Nel 1913 l’organizzazione conta 750 comitati e circa 35mila socie:

«I nostri Comitati — scrive Donna Cristina nella Relazione morale del 1911 — ispirandosi al concetto che informa tutto il nostro movimento di non assorbire noi le opere già esistenti, ma dar loro soltanto più valido impulso, hanno promosso ovunque un vero risveglio d’azione che è più facile osservare che descrivere».

Nel primo decennio del ’900 i cambiamenti sociali intervenuti saranno poi accentuati dalla Grande Guerra. I cambiamenti nel mondo del lavoro vedono il coinvolgimento della donna e nelle fabbriche le donne sono attirate dalla propaganda socialista.

Scrive Anna Kuliscioff nel 1910: «Da ogni parte, studentesse, maestre, professioniste, battono alle nostre porte chiedendo: “Che fare?” Nuclei giovanili di donne accennano a formarsi, ansiosi di un’azione viva e continua, nel Partito e col Partito…

In realtà non tutti sono d’accordo, neppure nel movimento socialista, nel sostenere il suffragio femminile, preferendo indicare per l’emancipazione della donna la strada della propaganda, dell’educazione, della acculturazione; strada che verrà scelta anche dalle giovani donne cattoliche. Ciò non toglie che il dibattito in tema di suffragio femminile continui, chiedendo almeno la possibilità di accedere al voto amministrativo.

La modalità del movimento femminista cattolico riesce così ad avere un influsso positivo anche nel contesto ecclesiale, in genere attestato su posizioni conservatrici rispetto il ruolo della donna. Anche per questo, nel ripercorrere la cronaca della nascita   dell’Unione Donne prima e della GF poi, emerge accanto all’aspetto organizzativo e strutturale di queste associazioni, la capacità di influire su una evoluzione più complessiva della mentalità e della visione della donna nel contesto cattolico.

La prima presidente, Cristina Giustiniani Bandini, pur mantenendo relazioni con il Movimento cattolico maschile, cerca di evitare qualunque ingerenza o patronato, a cominciare dalla stessa stesura dello statuto dell’Unione, rispetto al quale, ad esempio, Giuseppe Toniolo, allora presidente dell’Unione popolare, avanzava una proposta.

L’Unione marca il suo carattere formativo e culturale evitando di entrare nel campo politico, pur vantando numerose iniziative di carattere sociale. L’associazione, per espresso proposito della presidente, si propone di curare “l’apostolato di cervelli”. A pochi anni dalla sua nascita diviene la principale organizzazione femminile del tempo anche grazie al suo carattere, insieme nazionale ed unitario, fortemente centralizzato, grazie ad un ruolo di guida interpretato dalla presidente, la Giustiniani Bandini, donna di carattere forte e in piena sintonia con Pio X. Tutte condizioni che rendono possibile il radicamento e lo sviluppo dell’Unione nell’età Giolittiana, favorendo l’ingresso di tante donne nella realtà sociale e formando dirigenti, spesso provenienti dal ceto nobiliare, in grado di divenire punti di riferimento nelle principali città del Nord come del Sud Italia. Un’esperienza che costituisce un importante precedente per gli sviluppi ulteriori affidati alla Gioventù femminile.

Tra qualche giorno pubblicheremo la seconda parte dell’intervento del professor Preziosi.


BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
P. GAIOTTI DE BIASE, Le origini del Movimento Cattolico Femminile, Brescia, 1963;

M. DEGL’INNOCENTI, Storia della Cooperazione in Italia, Roma, 1987;

G.CANUTI, Cinquant’anni di vita dell’Unione Donne di Azione Cattolica Italiana, Roma, 1959.

Per info: archiviostorico@azionecattolicagorizia.it
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