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“Abbiamo fatto sempre cosi”. Non dobbiamo farci vincere dalla sfiducia, l’attualità del Concilio Vaticano II

data di pubblicazione: 24-09-2022

Le riflessioni della settimana suggerite per voi dal presidente diocesano Paolo Cappelli

L’11 ottobre ricorre il sessantesimo anniversario della apertura del Concilio Vaticano secondo.  Era il 1962 un tempo di profondo cambiamento per la Chiesa, un tempo segnato da   tante novità, ma anche un tempo dove  non tutti si trovavano d’accordo con quanto si stava verificando. 
 
Oggi a distanza di 60 anni da quel giorno è legittimo chiedersi che cosa è stato il Concilio? Che cosa è successo alla pastorale italiana in questi anni? Cosa fa l'Azione Cattolica, qual è il suo servizio? L’enorme portata epocale di quel Concilio dipese anche dalla sua capacità di anticipare i tempi. Una Chiesa  che fino ad allora era considerata espressione  della lentezza dei processi di cambiamento culturale, allora fu più veloce della società civile. Capì prima di tutto che c’era domanda di partecipazione, di comunità, di protagonismo del popolo, di superamento di certe strutture gerarchiche inadeguate, di tornare alla centralità della Scrittura, e che le persone chiedevano più spazio e più ascolto. 
 
Sicuramente i cambiamenti ci sono stati, anche il tempo è cambiato, oggi la Chiesa vive una dimensione di minoranza e si osserva purtroppo da più parti  il rischio di una deriva di scoramento e pessimismo che porta a pensare a “chiudere” o a trincerarsi nella tradizione del “si è sempre fatto cosi”.
 
Proprio per questo il Sinodo che siamo chiamati a vivere a livello diocesano e di Chiesa nazionale deve essere visto e vissuto come una importante opportunità per riscoprire e rilanciare il messaggio del Concilio Vaticano secondo, in particolare come Azione cattolica nella partecipazione dei laici alla vita delle comunità parrocchiale e diocesana riscoprendo quel sano protagonismo nel quale la Chiesa è intesa come  comunità di battezzati, ognuno con i propri carismi.
 
Vittorio Bachelet, il Presidente che governò e guidò allora l’AC in questo cambiamento sosteneva: “Penso che dovremmo riflettere molto sulle parole di Papa Giovanni all'inizio del Concilio: `Ci sono quelli che vedono sempre che tutto va male, e invece noi pensiamo che ci siano tante cose valide, positive”.
 
Noi dobbiamo tenerlo fermo questo atteggiamento di speranza, un atteggiamento che ci consente di vincere anche queste ombre, di vincere anche questi rischi, di vincere il male con il bene. E questo vale anche nella vita della società. Un impegno che dobbiamo riscoprire nella sua essenzialità cristiana.