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Concorrete nello stimarsi a vicenda. Il Sinodo deve rappresentare una opportunità di essere insieme, per essere cristiani credibili.

data di pubblicazione: 29-10-2022

Le riflessioni della settimana suggerite per voi dal presidente diocesano Paolo Cappelli

“La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda … Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite … Non rendete a nessuno male per male” (Lettera ai Romani 12, 9-17).
 
Come cambierebbe il tono delle nostre riflessioni e dei nostri giudizi su fatti e persone, se prendessimo in seria considerazione questa celebre esortazione di San Paolo?
 
Ognuno di noi porta con se un bagaglio di ricchezze e di povertà; spesso è più facile vedere le povertà, è più difficile evidenziare le ricchezze. È più facile vedere le pagliuzze degli altri mentre viene più difficile accogliere ed  apprezzare le potenzialità e le realizzazioni. Un atteggiamo questo evidente ai nostri giorni e quotidianamente raccontata dai social e dalla Tv. Atteggiamento di critica fine a stessa accompagnata spesso anche da un uso violento e spropositato delle parole.  Un  modo quello del vedere la pagliuzza che ritroviamo anche dentro i nostri ambienti e nella nostra esperienza giornaliera di Chiesa.
 
Quale allora dovrebbe essere un comportamento capace di farci vivere il senso dello stimarsi a vicenda? Sicuramente il percorso Sinodale ci chiama fortemente  a riscoprire il senso della comunità  e ci invita  ad abbattere la paura di raccontarci. Quando i discepoli ritornavano dal loro cammino missionario, ci racconta il Vangelo, raggiungevano   Gesù e raccontavano la loro esperienza. L’uomo non è  un’isola. La Chiesa è certo  un esperienza di incontro personale, ma dentro una comunità. Non è  quindi pensabile che qualcuno si estranei dagli altri o si senta Chiesa da solo. 
 
La Chiesa la facciamo quindi  insieme nella anche nel superamento delle incomprensioni, nella comunione tra Sacerdoti e laici e non in sterili contrapposizioni nella logica della pagliuzza.
 
Concludo questo mio breve pensiero con un passaggio tratto dalla Omelia di mons. Gualtiero Sigismondi nella Basilica di S. Maria degli Angeli in Porziuncola, il 1° maggio 2022 rivolta all’AC ma che vale per i tutti, laici e Presbiteri:  “Stare dentro la Chiesa con la passione per le vicende  del mondo.
 
Questo è l’insegnamento che la nuova Beata (Armida Barelli)  ci trasmette … Alla sua intercessione affidiamo l’anelito espresso da S. Henry Newman, scomparso qualche anno dopo la nascita di Armida: «Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere”.
 
Paolo Cappellipresidente diocesano
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