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L’impegno dei cattolici per la migliore politica

data di pubblicazione: 04-02-2023

Tra impegno e disimpegno, riscopriamo il senso del bene comune, quale il ruolo della Azione Cattolica

Reduci da qualche mese dalle elezioni che ci hanno visto rinnovare il Parlamento,  il 1 ed il 2 aprile saremo chiamati ad un altro appuntamento importante il rinnovo del Consiglio regionale.
 
I dati della partecipazione al voto di questo ultimo decennio ci consegnano una realtà connotata da una profonda disaffezione al voto, una drammatica dimensione di astensionismo, prevale  l’idea di una realtà di rassegnazione e la convinzione che la politica sia semplicemente l’occasione per chi la fa di facile arricchimento e di potere. Il binomio politica-servizio sembra non faccia più parte del portato culturale della società e delle nostre comunità. Su questo tema penso sia necessario come associazione, ma ancor più come credenti fare alcune considerazioni e soprattutto lavorare, anche alla luce delle indicazioni sinodali.  
 
Con la 1° Assemblea Nazionale (1970) della nuova Azione Cattolica, frutto dello Statuto di Vittorio Bachelet approvato da Paolo VI nel 1969, si affermava  che “diamo inizio ad una nuova fase della vita della nostra Associazione” e, continua Bachelet, “il Concilio ha aiutato l’AC a ritrovare la sua funzione ed il suo compito essenzialmente religioso ed apostolico”. 
 
E’ quindi la “scelta religiosa” che qualifica l’AC che, continua Bachelet, “non vuol dire sottrarsi al faticoso e spesso impervio confronto con la realtà sociale e culturale, ma semmai indicativo di un metodo con il quale in tale realtà essa lavora. L’AC si propone dunque di aiutare i suoi soci a realizzare pienamente la loro vocazione cristiana nella vita quotidiana del mondo di oggi.  
 
Quindi senza dimenticare che il Concilio al n° 31 di LG afferma che “è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali ed ordinandole secondo Dio”, l’AC pone la sua attenzione sul tema del rinnovamento della Chiesa, facendo proprio “l’impegno religioso e missionario nei confronti del laici perché maturino una risposta di fede nel momento in cui le trasformazioni profonde della società ed il processo di secolarizzazione pongono all’uomo le domande ultime” (2° Assemblea Nazionale del 1973).
 
Oggi la globalizzazione, la rivoluzione digitale,  ed i mutati cambiamenti geopolitici  hanno profondamente cambiato i punti di riferimento e la modalità di affrontare i problemi, aumentando la complessità e la difficoltà di orientarsi in termini valoriali e di scelte.  
 
In questa situazione Papa Francesco ci invita a non vivere di nostalgie. Oggi, afferma Papa Francesco, “pensare ad un partito dei cattolici sarebbe un vivere nel secolo scorso”.
Questo però  per il Papa non significa abbandonare l’impegno politico. Infatti, rivolgendosi all’AC in Piazza S. Pietro il 30 Aprile 2017 per la celebrazione del 150° di fondazione dell’AC, ha chiaramente espresso l’invito: “sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, -mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola! – attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale”.
 
Se oggi la nostra società occidentale è caratterizzata da un forte individualismo e da un pericoloso egoismo, è altrettanto vero che la politica sembra sempre in campagna elettorale e quindi i toni delle affermazioni, più ancora che dei contenuti, sembrano ubbidire alla necessità di sopraffare l’altro, molto spesso considerato un nemico da abbattere più che un avversario con il quale confrontarsi nella ricerca della migliore soluzione dei problemi.
 
Le scelte politiche sono più slogan e ricette miracolistiche che non la ricerca del bene comune delle persone reali, della soluzione dei loro concreti problemi di vita.  La realtà è complessa e quindi dobbiamo imparare a non accontentarci di risposte semplicistiche o semplificanti, ma restare ancorati alla realtà cercando di dare il nome alle difficoltà come alle risorse, entrambi presenti nelle idee e nei comportamenti che vengono dalle varie parti.
 
Potremmo quindi individuare l’impegno politico dell’AC in quattro punti:

1 - Aiutare i propri soci e, quindi, anche le persone che si incontrano a sviluppare capacità di pensare, di capire, di interpretare i fatti senza abbandonarsi nelle mani di leader messianici o muscolari. Acquisire quindi  uno stile che sviluppi la capacità di confrontarsi liberamente e pacatamente nella soluzione dei problemi.

2 - Nella prospettiva della “scelta religiosa”, aiutare le nostre comunità ecclesiali a rigenerare l’impegno del servizio al mondo. orientato alla formazione e valorizzazione di coscienze laicali libere e responsabili.

3 - Un terzo impegno deve essere rivolto alla vicinanza a tutti coloro che, per vocazione, si sentono chiamati ad un impegno politico diretto, devono trovare le porte della nostra Associazione sempre aperte ed accoglienti.

4 - Infine come Associazione dobbiamo aprire “luoghi”, da condividere con altre associazioni ecclesiali o civili, specialmente con quelle di volontariato, per dar vita ad iniziative (potremmo dire buone pratiche) che aiutino tutti a sviluppare la disponibilità a mettersi nella prospettiva del dialogo per lavorare in comune a favore di una “buona politica” capace di intercettare i problemi reali delle persone e specialmente degli ultimi.

Concludo con un pensiero del nostro Presidente Nazionale Giuseppe Notarstefano (Avvenire del 24 luglio 2022)  dove afferma “È vero che la politica è una espressione di parte, ma non si deve restare nella parte e anzi dalla parte bisogna saper guardare al tutto. C’è un bene più grande in questo momento, che significa uscire insieme dalla crisi, prendersi cura delle fasce più deboli della popolazione, cercare di lavorare per la pace a livello internazionale, cambiare il modello di sviluppo (la transizione ecologica, tanto per intenderci). Tutto ciò andrà fatto insieme e anche da parti diverse. Ecco dunque che i cattolici che saranno nei diversi schieramenti dovranno essere i primi a far crescere questo senso di responsabilità comune”.