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Quali rapporti intra ed extra-ecclesiali: linee di frattura e dialogo possibile

autore: Gabriella Burba
data di pubblicazione: 03-11-2023

Camminare insieme in una ricerca condivisa di verità e salvezza con spirito di amicizia sociale: essere una sinfonia di rispetto reciproco...

La crisi del cattolicesimo in Italia e in Europa si manifesta non solo nella progressiva diminuzione di preti e fedeli, ma anche nelle fratture interne fra visioni molto diverse della fede e della Chiesa, che comportano a loro volta modi alternativi, talora conflittuali, di intendere i rapporti con il mondo. È vero che da sempre nella Chiesa cattolica sono presenti interpretazioni alternative a livello sia teologico sia ecclesiale e pastorale, ma nell’ultimo periodo la crisi, con le conseguenti esigenze di riforma sollecitate da papa Francesco, ha accentuato le distanze fra chi ritiene necessario un radicale percorso di cambiamento per dare ascolto e possibili risposte a un mondo che ha già cambiato i suoi paradigmi e chi, come Diego Fusaro, sostiene invece che sia proprio la strada imboccata da Bergoglio a decretare la fine del cristianesimo: “L’ateismo liquido dell’attuale pontificato sta sprofondando la Chiesa nell’abisso della civiltà dei consumi”. Incredibile appare tale attacco a papa Francesco (già presente nel sottotitolo “La morte di Dio al tempo del mercato globale e di papa Francesco), il pontefice che, insieme a pochi grandi intellettuali laici, ha continuamente messo sotto accusa la logica del profitto e del consumo sottesa al modello tecnocratico di mercato.
 
Il rischio del cristianesimo di minoranza è quello di una deriva settaria, per cui diversi gruppi e movimenti si rinchiudono in una difesa reattiva delle proprie posizioni. Scrive il vescovo Franco Giulio Brambilla su Il Regno: “La differenza d’accentuazione (legittima) di un modo di presenza al mondo (incarnata o escatologica) può scivolare nella contrapposizione (conflittuale) al mondo (apocalittica o negazionista). Qui si accende la spia rossa della deriva settaria!”.
 
La sociologa delle religioni Hervieu-Léger, che parla di implosione piuttosto che di crisi, propone un cristianesimo non come “contro-cultura” (con i rischi di atteggiamenti da “reconquista”), ma come “alter-cultura”, un’alternativa alle logiche di questo mondo, ma dentro questo mondo. In termini evangelici si tratta di essere il lievito nella pasta o il sale del mondo, che, come diceva Tonino Bello, “deve insaporire la minestra, non rimanere raccolto nella saliera!”. Dentro questo mondo, ma non di questo mondo, uno stile di vita presente già nel cristianesimo delle origini, come testimonia la Lettera a Diogneto (II sec.): “Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale…A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani”.
 
Con altri termini, oggi il teologo Tomáš Halík riafferma come compito dei cristiani quello di essere l’anima nella realtà sociale in cui vivono: “La Chiesa come roccaforte fortificata non ha alcuna prospettiva. Il compito della Chiesa è l’annuncio del vangelo. E questo è possibile solo attraverso l’inculturazione, cioè nel dialogo con la cultura contemporanea. Bisogna stare attenti a non adottare acriticamente lo spirito del tempo, la moda e il linguaggio di questo mondo. Ma ci sono anche i ‘segni dei tempi’ che dobbiamo comprendere, perché questi sono gli eventi attraverso i quali Dio si rivela nel presente. E per saper distinguere lo spirito del tempo e i ‘segni dei tempi’ è necessario un buon discernimento spirituale”.
 
Il dialogo, senza fini secondi di proselitismo e presunzioni di possedere la verità, il discernimento sugli eventi storici, senza velleità messianiche di estirpare la zizzania per creare un mondo perfetto, la testimonianza paradossale del Vangelo, che assume il paradosso della vita, sono le vie per superare allo stesso tempo le fratture intra ed extra-ecclesiali: camminare insieme sulle strade del mondo, come faceva Gesù incontrando sia persone dei diversi gruppi interni all’ebraismo sia non appartenenti alla religione ebraica. Camminare insieme in una ricerca condivisa di verità e salvezza con spirito di amicizia sociale.
 
Come sostiene Tomáš Halík, “Non si deve finire per suonare all’unisono, ma nemmeno essere una cacofonia, bensì una sinfonia di rispetto reciproco. Questo è il significato della sinodalità nella Chiesa”.
 
Gabriella Burba, delegata diocesana per le Aggregazioni Laicali