Nella Relazione di Sintesi della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ha avuto luogo dal 4 al 29 ottobre 2023, si afferma: “Sappiamo che ‘sinodalità’ è un termine sconosciuto a molti membri del Popolo di Dio, che suscita in alcuni confusione e preoccupazioni… La sinodalità può intendersi come camminare dei cristiani con Cristo e verso il Regno, insieme a tutta l’umanità; orientata alla missione, essa comporta il riunirsi in assemblea ai diversi livelli della vita ecclesiale, l'ascolto reciproco, il dialogo, il discernimento comunitario, la creazione del consenso come espressione del rendersi presente di Cristo vivo nello Spirito e l'assunzione di una decisione in una corresponsabilità differenziata”. Ma rimane, come questione da affrontare, quella di “chiarire il significato di sinodalità ai diversi livelli, dall’uso pastorale a quello teologico e canonico, scongiurando il rischio che suoni troppo vago o generico, o che appaia come una moda passeggera”.
Molte in realtà sono le questioni che rimangono da affrontare: Andrea Grillo parla di “costituzioni sinodali differite”, per cui, dopo due anni di cammino sinodale, siamo ancora in presenza più di domande che di risposte; necessario quindi che la sessione sinodale del 2024 si concluda prendendo decisioni sulle tante questioni aperte, obiettivo che richiederà un metodo diverso dalla “conversazione spirituale”, che permetta di passare dalla logica della constatazione a quella della deliberazione.
Sul ruolo dei laici ci sono ampie convergenze relativi ad aspetti già contenuti sia in precedenti documenti sia in molte prassi ecclesiali: da un lato si sottolinea infatti che sono soprattutto i laici ad annunciare il Vangelo nella cultura dell’ambiente digitale, nelle culture giovanili, nel mondo del lavoro, dell’economia e della politica, delle arti e della cultura, della ricerca scientifica, dell’educazione e della formazione, nella cura della casa comune e nella partecipazione alla vita pubblica; dall’altro si evidenzia il loro servizio nelle comunità cristiane, come animatori di comunità pastorali, educatori alla fede, teologi e formatori, animatori spirituali e catechisti, membri di vari organismi parrocchiali e diocesani. Ma anche qui rimane come questione da affrontare quella di riorganizzare le strutture pastorali in modo che i fedeli si dedichino principalmente al servizio nella società, nella vita familiare e lavorativa, senza concentrarsi esclusivamente sulle attività che si svolgono all’interno delle comunità ecclesiali e sulle loro necessità organizzative. È evidente che si tratta di una questione importante per il volto di una Chiesa in uscita.
Viene affrontata poi la questione femminile, rispetto alla quale sono presenti parecchie proposte, ma, come per tutto il resto, nessuna decisione. Si sottolinea l’urgenza di garantire la partecipazione delle donne ai processi decisionali e l’assunzione di responsabilità nella pastorale e nel ministero, con conseguente necessità di adattare il diritto canonico. Si chiede di proseguire la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato, presentando, se possibile i risultati alla prossima Sessione dell’Assemblea; di risolvere i casi di discriminazione lavorativa all’interno della Chiesa, in cui spesso le consacrate sono considerate manodopera a basso prezzo; di ampliare l’accesso delle donne agli studi teologici e di inserirle nei programmi di insegnamento dei seminari; di integrare il linguaggio dei testi liturgici e dei documenti ecclesiali con le voci dell’esperienza femminile; di aprire alle donne il ruolo di giudice in tutti i processi canonici.
Tutte proposte condivisibili, che ci si augura trovino finalmente anche una delibera formale di approvazione e una prassi operativa.
Nella Relazione di sintesi le Aggregazioni Laicali sono abbinate alla vita consacrata, entrambe considerate un segno carismatico: in questo caso questioni da affrontare e proposte sono piuttosto generiche, con un richiamo a maggiori forme di sinodalità missionaria e a una più precisa configurazione delle Consulte e dei Consigli per “promuovere relazioni organiche tra queste realtà e la vita delle Chiese locali”, aspetto quest’ultimo su cui il vescovo Redaelli ha sempre insistito, ritenendo prioritaria una convergenza di tutte le aggregazioni sulle linee pastorali della diocesi.
Molte dunque le questioni da affrontare, “Il cantiere di lavoro è aperto. E ha la data di scadenza”, commenta Andrea Grillo, ribadendo che all’approccio sapienziale serve abbinare un tratto profetico e prendere decisioni, con l’apporto indispensabile del pensiero teologico, per non restare paralizzati “dal gioco delle opinioni diverse”.
Gabriella Burba, delegata diocesana per le Aggregazioni Laicali