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La pianta della democrazia va coltivata e curata

data di pubblicazione: 02-06-2023
Oggi tutto il Paese celebra il 2 giugno, Festa della Repubblica. In  quella  data  nacque una nuova nazione  che ebbe la capacità di emergere  dalle macerie del nazifascismo e della guerra. Attraverso un referendum che interesso tutto il paese, anche se nei  nostri territori questo passaggio non fu fatto per motivi legati alla occupazione alleata ed alle problematiche confinarie con l’allora Yugoslavia, l’Italia volto pagina. Prevalse il desiderio di protagonismo democratico degli italiani che da sudditi divennero cittadini.  Il 2 giugno corrisponde anche pero’ ad una di quelle volte di cui non ci si scorda: il voto delle donne. Fu infatti il 2 giugno 1946 che milioni di donne italiane, per la prima volta, andarono tutte assieme alle urne ad esprimere il loro voto. Cosa rimane oggi di quel passaggio cosi’ importante? Sicuramente il consolidamento della democrazia che ci ha visto come Paese attraversare momenti difficilissimi come il terrorismo, degli anni 60 e 70 ed oggi la pandemia che da poco ci siamo lasciati alle spalle, il 2 giugno però ci deve anche far comprendere come la democrazia sia un dono che va coltivato e curato e che non è scontato, questo c’è lo racconta la guerra che si sta combattendo oggi ai confini Europei. Quale è stato e quale puo’ essere il ruolo dei credenti in questo percorso di democrazia? Il contributo che i cattolici hanno dato alla storia d’Italia, alla nascita della Repubblica e alla crescita civile del Paese, spesso pagandone un prezzo altissimo, rivela ancora oggi un punto alto di sintesi e di mediazione. In quella felice stagione costituente esperienze e culture diverse si sono riconosciute in un comune patrimonio di valori – libertà, centralità e dignità della persona, tutela del lavoro, solidarietà e coesione sociale – alla cui progressiva, concreta attuazione i cattolici hanno ampiamente concorso, con un forte impegno nel mondo della cultura, dell’associazionismo, del sindacato e del volontariato, così contribuendo ad arricchire il rapporto tra società civile e istituzioni pubbliche. Un’eredità che dobbiamo raccogliamo e che ci dobbiamo impegnare a far fruttificare. L’esempio che ci hanno dato i Padri costituenti ci deve far capire quanto sia importante il reciproco riconoscimento delle diversità politiche attraverso  quelli  che sono i valori democratici della Costituzione e l’impegno di tutti al perseguimento del bene comune.
Viva la Repubblica, viva la Costituzione
 
 
“Certo noi abbiamo bisogno in tutto della più grande umiltà, di una grande capacità di ascoltare e di metterci alla scuola di fronte a tutti, perché rispetto a un mondo come questo, anche là dove noi crediamo di essere già in qualche modo informati, in verità non sappiamo ancora nulla e dobbiamo sempre ricominciare da principio come i bimbi che imparano le prime lettere dell’alfabeto”
 
(G. Dossetti, Lettere alla comunità, cit., p. 279)