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La Storia ricomincia dagli ultimi. Natale 2023

autore: Michele Centomo
data di pubblicazione: 23-12-2023

La riflessione di don Michele Centomo, Assistente Unitario AC

Nel cuore della notte, nel silenzio, lontano da ogni rumore, il cammino di avvento si trasforma in un incontro che nella notte santa di Natale diventa vero, perché il “Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14) in un bambino piccolo e fragile. Lo stupore ed uno sguardo meravigliato sono le disposizioni per gustare l’annuncio di questa notte santa.
 
“Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia”.  (Lc 2, 6-7)
           
Mentre si trovavano in quel luogo. 
Il tuo luogo, quello che vivi, non quello che vorresti. Il luogo delle tue fatiche relazionali, delle tue sofferenze, il luogo delle piccole e grandi gioie. Il Figlio di Dio viene ad abitare questo tuo luogo, non un altro: il tuo, ora.
 
Si compirono per lei i giorni del parto.
Siamo spesso di corsa con mille cose da fare e da pensare, corriamo, ci affanniamo. Dio, invece, arriva al momento opportuno: Lui che ci ha creati sa quanto dura la gestazione e dopo nove mesi eccolo lì, pronto a nascere, pronto a vivere.
 
Seguono tre azioni, che esprimono tutta la tenerezza e la cura di Maria e Giuseppe verso il bimbo. Maria dà alla luce il Figlio che Dio Padre ha donato, lo fa nascere, gli permette vivere, non lo trattiene egoisticamente per sé. Le fasce sono simbolo della cura, l'amore verso il proprio figlio, ma anche l’umanità da Lui assunta, vivendo il nostro mondo.
 
Anche la mangiatoia è “segno” di amore: il luogo meno sporco, più riparato. Maria e Giuseppe accolgono il Dio dei cieli nel loro cuore, eppure non smettono di prodigarsi per rendere la sua esistenza più dignitosa possibile. Sarà proprio questa la vocazione del Figlio: ridare dignità, sollevare, fasciare gli ammalati, dare pace ai cuori affranti. Luce, fasce e mangiatoia, l'umanità che accoglie il Verbo in modo consapevole, pur nella povertà delle risorse, con una donazione totale.
 
“C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. L’ angelo disse loro: Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2, 8-11).
 
Stavano lavorando i pastori, persone semplici vegliavano. Loro i primi a ricevere l'annuncio della nascita, i primi a vedere il bambino, dopo Maria e Giuseppe. Lo vedono nato, avvolto in fasce, adagiato nella mangiatoia. Più ci discostiamo dall'umanità più ci allontaniamo da Dio che ha scelto, tra infiniti modi a sua disposizione, quello più vicino all'esperienza concreta di tutti gli esseri umani, di qualsiasi luogo e tempo. Anche l'angelo ribadisce il qui ed oraoggi, non domani, ora, perché Dio è presente adesso. Ed è per voi, per te. Dio si relaziona sempre in modo personale e a questo vieni chiamato. Gesù Cristo ti mostra il suo volto, il volto del Padre, ti fa vedere chi ci ama.
 
Per questo Natale preghiamo ed auguriamoci che si intensifichi la relazione con Dio, che diventi umana, tangibile, concreta e pratica, specie verso i fratelli e le sorelle che sono vittime dell’odio di guerre inutili, specie i bambini e le bambine.
 
A Natale non celebriamo un ricordo. Natale non è una festa sentimentale. Da quella notte il senso della storia ha imboccato un'altra direzione: Dio verso l'uomo, il grande verso il piccolo, il cielo verso la terra, dal tempio a un campo di pastori.
 
La storia ricomincia dagli ultimi.
Santo Natale di Gesù!
 
Sac. Michele Centomo
Assistente Diocesano Unitario AC