Quando lo scorso anno mi hanno chiesto di occuparmi della pubblicazione di un volume sulle figure femminili dell’AC, mi è stato fatto il nome di Armida Barelli. Confesso che allora non sapevo nulla di lei, così ho iniziato ad approfondire la sua conoscenza e, in attesa della sua beatificazione a Milano, il prossimo 30 aprile, vi voglio regalare le recensioni di tre volumi che ci parlano di lei.
Ho scelto di iniziare con La sorella maggiore racconta (edizione critica a cura di Simona Ferrantin e Paolo Trionfini, Edizioni Ave, 2015), che altro non è che il racconto della sua vita dal 1918 al 1948.
Nell’accurata prefazione ci viene spiegato che il volume nasce per l’insistenza delle sue principali collaboratrici, che la invitano a raccontare la sua esperienza come fondatrice della Gioventù Femminile, dell’Università Cattolica a Milano con padre Gemelli e del suo mandato, in tutta Italia, per far conoscere l’Azione Cattolica; Armida, quindi, si mette al lavoro e il volume viene pubblicato nel 1948. Questa edizione ha cercato di mantenere quella originale, con alcune piccole modifiche scritte dalla stessa autrice.
Il volume è dedicato al Papa Pio XII e alle socie di AC, ed è solo per loro che Armida dice di averlo scritto.
Si parte dalla nascita della GF, dai suoi sviluppi, segue il racconto della sua attività, le pietre miliari e un capitolo dedicato ai tre papi che hanno permesso alla GF di continuare l’attività. L’ultimo capitolo è dedicato alle celebrazioni per i trent’anni di attività.
Certamente è il primo capitolo quello che secondo me è fondamentale: già nelle prime pagine Armida ci racconta cosa e chi la spinge a creare un movimento di gioventù femminile, nato nella prima domenica di Quaresima del 1918; le parole che risuonavano negli incontri erano “rendere cristiana l’Italia” e “amore e sacrificio”. Nel settembre 1918 Armida è a Roma dove viene ricevuta da Benedetto XV: tanto è il suo timore di essere incapace a continuare il suo mandato e, soprattutto, di iniziare a percorrere l’Italia per fondare altri circoli; si affida allora al Sacro Cuore e continua nella sua missione. Come ci racconta “prepara le munizioni per l’assalto che intendeva dare alle diocesi”: e quindi inizia a viaggiare e a parlare a braccio, di Dio, della preghiera, del Sacro Cuore. Nel luglio 1919 le socie della GF sono già 50.000. Non basta: vengono organizzati convegni, pellegrinaggi, riviste, le settimane di formazione; “qui non si può” ci dicevano all’inizio. “Anche qui si farà” dicevano alla fine”.
L’attività delle gieffine in alcune città viene contrastata dai socialisti e, in questo caso, Armida dice “siamo fiere di avere messo una nota di cristiana bontà nell’aspra lotta, non rendendo mai il male per il male”. Uno dei motivi che la spingono a non far entrare le socie nei Fasci (ricordiamo che poi, nel 1931 tutte le organizzazioni giovanili di A.C. vennero sciolte).
Segue il capitolo dedicato agli sviluppi del movimento: fondamentale è la formazione delle socie e delle dirigenti, e per questo vengono organizzate le settimane regionali; viene fondato il giornale “Squilli” per “risvegliare le anime di tutte le giovani d’Italia” e ben presto, ogni ramo dell’associazione avrà la sua rivista. La GF organizza le gare nazionali di cultura religiosa, per far conoscere la dottrina cristiana. Per quanto riguarda la formazione, Armida desidera che le ragazze sappiano scegliere bene la loro professione e il loro stato: essere spose e mamme, oppure spose di Cristo? Nascono poi le sezioni minori (aspiranti, beniamine, angioletti) e l’associazione Forza e Grazia per completare la formazione con l’educazione fisica.
Nel capitolo dedicato alle attività ci vengono ricordate quelle relative al canto, alla missione, alla nascita, con grandi difficoltà dell’Università Cattolica al Sacro Cuore. E poi i pellegrinaggi ad Assisi, a Roma, a Lourdes, sempre con la formazione di coloro che vi partecipavano organizzata mesi prima.
Le pietre miliari: qui Armida ci ricorda la prova dello scioglimento dell’associazione nel 1931, che lei chiama “la grande prova”; nonostante questo Armida continua a scrivere alle dirigenti, a ricevere da loro lettere di incoraggiamento, a organizzare corsi di formazione, tanto che nel 1938 vengono festeggiati i venti anni di attività. Poi la Seconda Guerra Mondiale: Armida continua a viaggiare, a scrivere lettere, a incontrare le dirigenti. Alla fine della guerra, Armida organizza dei corsi per preparare le donne al voto (quali fossero i loro diritti e doveri).
Dopo il capitolo dedicato ai tre Papi che hanno dato forza all’associazione in quei trent’anni, il racconto del 5 settembre 1948, a Roma, dove erano presenti centomila socie.
La sorella maggiore ha messo le radici della GF nella preghiera e nella consacrazione al Sacro Cuore, solo da Lui si può ricevere il coraggio per affrontare le prove della vita; inoltre la formazione risulta fondamentale non solo per le dirigenti, ma per tutte le socie: ma una formazione concreta che le aiutasse a capire come orientare la propria vita.
In fondo anche Gesù lo dice, che se la casa è costruita sulla sabbia, basta un soffio di vento per buttarla giù.
Buona lettura!
Barbara Spanedda, responsabile archivio dell’Azione cattolica di Gorizia