Il secondo appuntamento dedicato a farvi conoscere la figura di Armida Barelli, fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica nel 1918, e prossima a diventare beata, il 30 aprile a Milano, è con una graphic novel, si, avete capito bene, un fumetto!
Eppure credo che questo sia un ottimo modo per far avvicinare anche i giovani a Armida, chiamata da tutti Ida.
Rispetto al suo diario, di cui vi ho parlato la scorsa settimana, qui si comincia dal 1921, dalla notte del 7 dicembre, quando un gruppo di uomini e una donna, appunto Armida, si riuniscono per far nascere l’Università Cattolica.
Dal 1921 si passa al racconto dell’adolescenza di Armida: una famiglia borghese, e poco religiosa la sua, che la manda a studiare in un collegio di Menzingen, in Svizzera. Qui Armida matura la vocazione di diventare suora, che i suoi non accolgono bene e che cercano di farle passere portandola a balli e ricevimenti. Pare che, appunto, tutto cambi, quando, nel 1905, si fidanza, ma cambia idea di nuovo e decide di rompere questo rapporto. Continua a non capire cosa fare nella sua vita, ma, contemporaneamente, inizia a frequentare padre Agostino Gemelli, per il quale traduce testi di filosofia. Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, Ida si dedica alla cura dei soldati ammalati negli ospedali e matura il suo grande amore al Sacro Cuore.
La guerra finisce, la vita delle donne, che tanto hanno fatto nelle fabbriche durante il conflitto, torna alla normalità, ma, in alcune città vengono organizzate delle manifestazioni per spingere le giovani alla lotta socialista. Ed è in questo momento che Armida entra in campo, quando le viene chiesto di guidare un gruppo di giovani cattoliche: non vuole, non se la sente, tentenna, ma poi accetta.
E così viene fondata la Gioventù Femminile, Armida percorre l’Italia e incontra le giovani cattoliche, le rincuora, parla loro con coraggio, le forma a diventare le donne del domani.
Contemporaneamente continua nella sua ricerca dei finanziamenti per l’Università Cattolica, che lei vuole sia dedicata al Sacro Cuore. E tanto fa per raccogliere i fondi per questo obbiettivo, che ci riesce. Poi l’avvento del Fascismo, che cancella tutte le associazioni, tra cui la sua. E la guerra, che distrugge di nuovo quello che si era costruito.
Arriviamo al 1948, quando Armida lascia la presidenza della GF.
Ma quando Armida lascia, la GF conta circa un milione di iscritte, è presente in tutte le diocesi, ha formato una futura classe dirigente, ha riviste e distintivi, insomma ha cambiato la vita di tantissime donne.
Di lì a poco Armida si ammala di una malattia che le porta via la voce: nonostante questo, continua a darsi da fare per creare la facoltà di medicina a Roma e il Policlinico Gemelli, che nasceranno solo nel 1961 e nel 1964.
Dopo la benedizione della gola da parte del Papa Pio XII, le sue condizioni peggiorano e Armida muore nella notte tra il 14 e il 15 agosto 1952. Adesso riposa nella cripta della cappella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove avviene l’incontro con Tiziana Ferrario, che di Ida non sapeva nulla.
E così, insieme ad Ernesto Preziosi, storico dell’AC e che ha fatto parte del comitato per la beatificazione, decide di raccontare la storia di Ida per i più giovani, ma soprattutto per le donne. Anche la Ferrario ha saputo affrontare grandi sfide, come inviata di guerra in tanti stati del mondo, e forse per questo è rimasta colpita dal coraggio di Ida. Dobbiamo sempre contestualizzare la sua vita, in un periodo in cui le donne non contavano molto nella società, erano destinate al matrimonio oppure al convento, non occupavano posti importanti, e di come Armida abbia rivoluzionato questo mondo con il suo coraggio e con il suo amore per il Sacro Cuore.
Buona lettura!
Barbara Spanedda – responsabile Archivio dell’Azione Cattolica di Gorizia.