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Quali possibili letture sapienziali di fronte alle sfide dell’oggi?

autore: Gabriella Burba
data di pubblicazione: 29-11-2023

Interpretare i segnali di una realtà complessa e ambivalente è il necessario presupposto per decidere come operare e prendere posizione pubblica nella realtà sociale, cooperando alla costruzione del Regno

Le Linee Guida per la fase sapienziale del Sinodo affermano: “Ciascuna fase mette in primo piano una particolare dimensione: quella narrativa privilegia l’ascolto, quella sapienziale il discernimento e quella profetica il progetto”. In realtà le tre fasi si intrecciano continuamente, visto che il discernimento è la virtù associata alla sapienza che permette di valutare le situazioni distinguendone i diversi elementi ed aspetti: “Il popolo di Dio, mosso dalla fede, per cui crede di essere condotto dallo spirito del Signore che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio” (Gaudium et spes, 11).
 
Se, come afferma Carmine Di Sante, “la Bibbia si identifica tout court con la sapienza, con quel sapere radicale capace di dischiudere l'orizzonte della salvezza”, ci sono però alcuni libri esplicitamente definiti “sapienziali”, quali Giobbe, Proverbi, Qoelet, Sapienza, Siracide, in cui l’attenzione è concentrata sull’esperienza individuale e quotidiana. Si tratta di una letteratura mutuata in modo creativo dal mondo mesopotamico ed egiziano e già questo dato ci offre indicazioni preziose sul modo di porci oggi di fronte a culture diverse da quella cristiana, con cui è possibile e necessario uno scambio di mutuo arricchimento, come è sempre avvenuto nella storia del cristianesimo.
 
Ce lo dice con grande chiarezza Gaudium et Spes (44): “… la Chiesa non ignora quanto essa abbia ricevuto dalla storia e dall'evoluzione del genere umano… Essa, infatti, fin dagli inizi della sua storia, imparò ad esprimere il messaggio di Cristo ricorrendo ai concetti e alle lingue dei diversi popoli; inoltre si sforzò di illustrarlo con la sapienza dei filosofi: e ciò allo scopo di adattare il Vangelo, nei limiti convenienti, sia alla comprensione di tutti, sia alle esigenze dei sapienti. E tale adattamento della predicazione della parola rivelata deve rimanere la legge di ogni evangelizzazione”.
 
Quindi alla base del discernimento e della lettura sapienziale sta la conoscenza della realtà che ci circonda, il che comporta necessariamente il dialogo con i vari aspetti delle culture contemporanee, l’analisi delle situazioni, anche attraverso il contributo delle scienze sociali, un atteggiamento di apertura ed empatia verso ciò che accade nel mondo. Ma il mondo è in preda alla follia, non ci sono più valori, la cattiveria dilaga: affermazioni ripetute all’interno del mondo cattolico e non solo!
 
Spesso anche le analisi degli studiosi sociali inducono a interpretazioni pessimistiche. Sembra quasi che la storia rappresenti un degrado progressivo verso l’abisso. I tempi in realtà sono sempre stati “cattivi”, ce lo dice la Bibbia, ce lo dice san Paolo nella Lettera agli Efesini (5,15-17): “Fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da sapienti, facendo tesoro del tempo perché i giorni sono cattivi. Non siate sconsiderati, ma cercate di discernere qual è la volontà del Signore”. 
 
Di fronte ai “giorni cattivi”, alle crisi continue che attraversano il mondo da sempre e non da oggi, l’atteggiamento sapiente non è il lamento, la rassegnazione, la chiusura nelle proprie certezze, ma la scelta, radice etimologica del termine crisi, scelta di impegno e responsabilità verso il mondo, dalla parte dei deboli e delle vittime, per aprire percorsi di liberazione e giustizia, qui e ora, perché questo è il momento di “discernere qual è la volontà del Signore”.
 
Nella Lettera Pastorale 2020-21 “La nube luminosa”, il vescovo Carlo proponeva un percorso di discernimento in un periodo di crisi, sottolineando che esistono “diverse modalità per operare un discernimento mettendo a confronto la Parola di Dio con la vita”: si può partire dalla Parola o dagli avvenimenti della vita.
 
La prima modalità è diventata ormai consueta negli incontri degli organismi ecclesiali, la seconda meriterebbe invece una maggiore attenzione. Scriveva Karl Barth: “È necessario che tra la Bibbia e il giornale, come tra due poli di un arco elettrico, comincino ad accendersi lampi di luce per rischiarare la terra”. Quale volontà del Signore, quali segni dei tempi leggiamo nei tanti migranti che arrivano a Gorizia, nel cammino verso GO2025, nella presenza degli universitari, in un indice di vecchiaia fra i più alti d’Italia, nella crescita di altre religioni nel nostro territorio e nel calo di fedeli cattolici?
 
Interpretare i segnali di una realtà complessa e ambivalente è il necessario presupposto per decidere come operare e prendere posizione pubblica nella realtà sociale, cooperando alla costruzione del Regno.
 
La Relazione di Sintesi del Sinodo dei Vescovi pone come questione da affrontare quella di “chiarire in che modo la conversazione nello Spirito possa integrare gli apporti del pensiero teologico e delle scienze umane e sociali, anche alla luce di altri modelli di discernimento ecclesiale che sono realizzati seguendo la scansione del ‘vedere, giudicare, agire’ o articolando i passaggi del ‘riconoscere, interpretare, scegliere’”.
 
Gabriella Burba, delegata diocesana per le Aggregazioni Laicali