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Il volto femminile dell'Azione Cattolica nella Diocesi di Gorizia nei suoi primi centro anni

data di pubblicazione: 22-09-2021

La seconda parte dell’intervento del professore e storico Ernesto Preziosi durante la presentazione del volume sulle donne dell’Azione Cattolica diocesana

Armida Barelli (1882–1952)
Armida Barelli (1882–1952)
NASCE LA GIOVENTÙ FEMMINILE
 
La prima esperienza della Gioventù Femminile ha inizio a Milano: è il cardinale Andrea C. Ferrari, nel 1917, a chiamare Armida Barelli, che si sta dedicando all'opera di consacrazione dei soldati al Sacro Cuore. Il Cardinale intende affidarle l'incarico di organizzare le giovani delle diocesi. Armida Barelli entra così nella commissione provvisoria della Gioventù femminile milanese.
 
La chiamata
 
Ma quando il Cardinale le vuole offrire una nuova associazione, lei rifiuta e non si sente adatta. Qualche giorno dopo la chiamata del suo arcivescovo, Armida viene informata di un episodio accaduto in una scuola: protagoniste alcune studentesse, credenti e praticanti, che di fronte ad una provocazione di una loro professoressa atea («Penso non ci sia nessuno fra voi così imbecille da andare ancora alla Messa»), non avevano avuto il coraggio di replicare, mentre sette giovani della Gioventù Cattolica avevano replicato: “noi siamo fieri di essere tra gli imbecilli che vanno alla Messa”. Eppure, ad una rapida “ricognizione” fatta dalla Barelli con la Rimoldi era risultato che ben trenta studentesse di quella classe erano credenti e praticanti. Continua a narrare la Barelli:
 
«Quella notte non dormii. Un pensiero mi tormentava: che sarà delle madri di domani se le giovani d’oggi adorano il Signore nella penombra del tempio e lo rinnegano alla luce del sole? Ha ragione l’Arcivescovo: bisogna riunirle, istruirle, dare loro la fierezza della loro fede, per farne domani madri capaci di educare cristianamente i figliuoli. Tornai dal Cardinale Arcivescovo: “Eminenza, eccomi. Sono pentita di averle detto di no. Sono pronta a fare tutto quello che lei vuole”. Così entrai nella commissione provvisoria della Gioventù femminile milanese»
 
In queste parole si riconoscono alcuni dei caratteri fondativi della GF: la scelta associativa (il “bisogna riunirle”), gli studenti che avevano avuto il coraggio di replicare all’insegnante erano “associati”; la scelta educativa (“istruirle”) con una formazione efficace, che avviene attraverso lo strumento associativo aperto a un orizzonte fraterno; “dare loro la fierezza della fede”, il coraggio della testimonianza cristiana: l’obiettivo è il ruolo religioso e civile che le giovani donne potranno svolgere, nella loro condizione di vita, domani, pensa alle madri di famiglia, a coloro che dovranno educare le future generazioni.
 
Tale scelta trova il suo terreno favorevole nella diocesi di Milano, nella competizione con l’ideologia liberale e con le organizzazioni socialiste, con la loro macchina di propaganda, affidata, per quanto riguarda le donne alle operaie e alle “maestrine rosse”.
 
 
Il ruolo di Armida
 
La Barelli intuisce le formidabili potenzialità delle masse femminili cattoliche, una volta organizzate e motivate. «Il nuovo movimento si presentava fornito di un vivo senso della militanza intesa come apostolato praticato continuamente e in ogni ambiente, esigentissimo sul piano dell'adesione personale».
 
Se Armida Barelli non era una femminista - né nel senso odierno, né nell’accezione che iniziava a prendere piede con il nuovo secolo - è indubbio che abbia contribuito a dare un grande apporto alla presa di coscienza della soggettività femminile nel campo ecclesiale come in quello civile. 
 
La Gioventù Femminile assume un carattere popolare e non più elitario, che attenua alcune impostazioni della precedente Unione Donne: è più marcata l’accentuazione della dimensione religiosa e meno esplicito l’atteggiamento, per così dire, femminista.
 
La GF, fin dalle origini, sotto la guida della Barelli e del gruppo gemelliano, pur accentuando la tonalità spirituale, non perde comunque un esplicito carattere sociale. Il modello di impegno proposto alle donne dalla GF, risultando  «forse perfino inconsciamente, un modello esemplare in equilibrio fra tradizione e modernità, un modello di identificazione personale della giovane donna che lavora, della donna che non si sposa, cioè di questa nuova realtà femminile, offre un'ipotesi di identificazione che non è più l'immagine tradizionale tutta passiva e solo familiare, ma rifiuta insieme nettamente l'immagine problematica o “liberata” del femminismo».
 
Dunque, la GF è un’associazione a carattere religioso, dove si sottolinea la possibilità di una chiamata vocazionale rivolta ai vari stati di vita, ivi comprese le forme di consacrazione; la famiglia è considerata uno sbocco naturale ma manca la proposta del modello «della famiglia rinchiusa in spazi domestici sempre più definiti» dove i «ruoli sessuali si irrigidiscono negli stereotipi patriarcali che esaltano nelle donne le virtù dell'obbedienza, della castità, della riservatezza».
 
L’azione che la Barelli riesce a sollecitare nelle giovani donne, dunque, non è riferita solo ad un modo nuovo, più moderno, più intenso, di vivere la fede, ma si rivolge a tutti gli aspetti della vita e possiede anche un chiaro risvolto sociale.
 
 
Un’ immensa opera formativa
 
Armida estende il suo apostolato a tutti quei settori di giovani donne che, in assenza della controparte maschile impegnata al fronte, si sono inserite più che mai nelle fabbriche, negli uffici, nelle aziende. Anche se mobilitato nella reazione all'ambiente circostante, il giovane movimento femminile si caratterizza subito per il suo carattere  religioso riassunto nel motto: "eucarestia, apostolato, eroismo".
 
Dai primi mesi d'organizzazione e di diffusione, la Gioventù Femminile milanese si mantiene in contatto con il comitato generale delle donne cattoliche. D'altra parte, il rapporto con l'Unione Donne, di cui la Gioventù Femminile risulta essere in quel momento una sorta di sezione minore, non è sempre disteso. Il carattere elitario dell'Unione Donne non può rispondere adeguatamente alle nuove esigenze che vanno profilandosi nel dopoguerra. Ma al di là di una certa differenziazione «di carattere strutturale-organizzativo, esiste una sostanziale continuità tra l'Unione Donne dell'anteguerra e la Gioventù Femminile. Infatti l'Unione Donne anticipa per certi versi taluni degli elementi caratteristici dell'Azione Cattolica degli anni '20: il ruolo propulsivo del laicato, una certa indipendenza di azione dalle direttive ecclesiastiche pur nella completa ortodossia dottrinale, "il compito attivo dell'elemento femminile».
 
 
Verso la stagione democratica
 
Non è possibile seguire gli sviluppi del Movimento femminile cattolico tra le due guerre, con le difficoltà incontrate durante il fascismo, e i successi organizzativi e soprattutto formativi dell’associazione di giovani donne di AC guidate dalla Barelli, ma è necessario spendere qualche parola sugli anni della seconda guerra e la stagione che segue.
 
Lungo gli anni ’20 e ’30, mentre continua il suo notevole impegno nell’Università Cattolica, l’organizzazione delle giovani donne, sotto la sua presidenza, conosce un successo imprevedibile, contando oltre un milione di socie e assumendo le forme di un movimento di massa.
 
Sarà grazie ad una formazione sistematica è rivolta a tutte le fasi della età giovanile e a tutte le condizioni di vita, che tante donne sapranno negli anni della guerra che finisce per essere combattuta anche sul territorio nazionale, fare scelte chiare. Nell’accoglienza agli sfollati, ai ricercati e nell’assistenza ai partigiani, cosi come nella partecipazione in prima persona alla Resistenza. Tanti sarebbero i nomi da ricordare. Così come numerosi sono i nomi delle giovani donne dell’Azione cattolica che partecipano, a liberazione avvenuta, alla vita democratica candidandosi nelle amministrazioni locali e, in qualche caso giungendo fino al parlamento.
 
Nella nuova stagione che si apre nell’estate 1945, Armida Barelli si dedica ad un’intensa formazione sociale e civica, specialmente nell’ambito femminile, sollecitando le donne all’esercizio dei doveri di cittadine in ordine alla vita politica, amministrativa e sindacale. I risultati saranno tangibili sia nelle amministrative che alle elezioni per l’Assemblea Costituente, come nella consultazione del 18 aprile 1948.
 
Quando nel 1946 lascia la presidenza della GF, Pio XII la nomina vicepresidente generale dell’Azione Cattolica la Barelli viene messa a capo dell’Ufficio Propaganda dell’AC. In questa veste organizza in tutta la Penisola le “Missioni Sociali”, che coordina insieme a Giuseppe Lazzati ed Emilio Colombo, per dare una coscienza politica alle donne che per la prima volta parteciperanno al voto. E una storia poco nota che va studiata e fatta conoscere, come meritoriamente avete fatto voi con questo primo volume, a partire dalle diocesi, dai territori con tutte le loro diversificazioni e peculiarità.
 
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
A.BARELLI, La “sorella maggiore” racconta, Milano, 1981;

AA.VV., Armida Barelli nella società italiana, 1983;

L’opera di Armida Barelli nella Chiesa e nella società del suo tempo, Roma, 1983.

Per info: archiviostorico@azionecattolicagorizia.it.
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