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Tra palco e realtà

data di pubblicazione: 24-06-2023

La realtà ed il virtuale al tempo del social

“Tra palco e realtà” è un famoso pezzo del cantautore Ligabue. Ed è una  canzone che parla dei cantanti nel momento in cui diventano tali e di quelli che provano ad essere tali. Una metafora tra ciò che uno è, e quello che prova, spera, o immagina di essere.  Qualcuno potrebbe pensare che in fondo non c’è nulla di male in questo esercizio, in fondo i bambini nei loro giochi questo fanno. Ma quando questo diventa una sfida folle, dove la realtà e l’immaginazione perdono il loro senso e si confondono si consumano fatti drammatici e dolorosi, Mi riferisco ai due eventi che hanno accumunato giovani, sfide e social: la morte del  piccolo Manuel Proietti travolto dal suv guidato da 5 giovani  youtuber coinvolti in folle challenge di durata su di una macchina e la morte del giovane affogato nel fiume Secchia morto mentre assieme ad un suo coetaneo girava un video dove simulava di essere travolto dal fiume. Due episodi, solo però gli ultimi, che ci portano a pensare che il web e la rete sono luoghi pericolosi, dove il virtuale ed il reale perdono la loro dimensione diventando uno spazio dove tutto è possibile. Ma è proprio cosi, o meglio è sempre cosi? Ci viene in aiuto con molti spunti di riflessione il messaggio che Papa Francesco ha offerto del 2019 in occasione  della 53esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dal titolo «“Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana». Nel testo del documento Papa Francesco usa la metafora della “rete” e della “comunità”. In un passaggio ci ricorda che “L’ambiente mediale oggi è talmente pervasivo da essere ormai indistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano. La rete è una risorsa del nostro tempo. È una fonte di conoscenze e di relazioni un tempo impensabili. Numerosi esperti però, a proposito delle profonde trasformazioni impresse dalla tecnologia alle logiche di produzione, circolazione e fruizione dei contenuti, evidenziano anche i rischi che minacciano la ricerca e la condivisione di una informazione autentica su scala globale. Se internet rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere, è vero anche che si è rivelato come uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito”. La rete ci ricorda  è un’occasione per promuovere l’incontro con gli altri, ma può anche potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare. Sono i ragazzi ad essere più esposti all’illusione che il social web possa appagarli totalmente sul piano relazionale, fino al fenomeno pericoloso dei giovani «eremiti sociali» che rischiano di estraniarsi completamente dalla società. Questa dinamica drammatica manifesta un grave strappo nel tessuto relazionale della società, una lacerazione che non possiamo ignorare. Come vivere allora positivamente la rete, come poter vivere con responsabilità la dimensione del palco e quello della realtà.  Francesco ci aiuta dicendoci che “Una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere. La Chiesa stessa è una rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sui «like», ma sulla verità, sull’«amen», con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri.