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Un convegno per capire il ruolo del laicato cattolico in una diocesi di confine

data di pubblicazione: 09-05-2024

Grazie a questo convegno è stato costruito un luogo di confronto e di cultura, offrendo uno stimolo alla politica per programmare il futuro, nonostante la complessità del nostro tempo

Un’intensa mattinata di studi, che ha fornito un quadro esaustivo e coerente della situazione della nostra Arcidiocesi nel secondo dopoguerra: questa è la sintesi della prof.ssa Giulia Caccamo, moderatrice del convegno Il Comitato Civico Diocesano di Gorizia. Una storia di confine (1948-1966). L'inizio di un percorso. Finanziato con un contributo del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, l’incontro si è svolto il 4 maggio scorso presso la Biblioteca “Nazioni Unite” della facoltà di Scienze diplomatiche internazionali a Gorizia ed è stato organizzato dall’Associazione “Città dell’uomo”, insieme all’Azione Cattolica diocesana, l’Università degli Studi di Trieste, l’Istituto di Storia Sociale e Religiosa (ISSR) di Gorizia, l’Istituto per la storia dell’Azione Cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI” (Isacem) di Roma.
 
Ad aprire i lavori è stato il prof. Raul Pupo, che ha delineato la complessa situazione politica, economica e sociale di Gorizia e Trieste, usate come “vetrine” dell’Occidente nei confronti del mondo slavo-comunista, passando da bastioni d’italianità a luoghi di incontro transfrontaliero, nell’ambito di una difficile normalizzazione.
 
Dopodiché, è stato il prof. Ernesto Preziosi a illustrare il contesto in cui sono sorti i Comitati Civici in tutta Italia, a partire dal “risveglio democratico” dei cattolici a Camaldoli nel 1943, fino alle consultazioni politiche del 1948, quando questi organismi funzionarono da ponte fra la gerarchia ecclesiale e la politica, per risvegliare la “coscienza civica” degli elettori.
 
A seguire, è stata la volta del prof. Peter Černic, che ha descritto la riorganizzazione dei cattolici sloveni nella Gorizia dell’immediato dopoguerra, grazie a un notevole sforzo in ambito scolastico, culturale e politico, nonostante il contesto sfavorevole a causa degli opposti nazionalismi.
 
Nella seconda parte della mattinata, l’archivista Simona Ferrantin ha presentato il patrimonio dell’Isacem, con particolare attenzione al fondo di Luigi Gedda, che grazie a una nutrita e variegata documentazione permette di illuminare l’attività pluridecennale dei Comitati Civici e il loro ruolo nella politica italiana dagli anni ’40 agli anni ’70.
 
Dopodiché, il prof. Sergio Zilli ha ripercorso tutte le trasformazioni vissute dal territorio provinciale di Gorizia dalla fine del XIX secolo al secondo dopoguerra, evidenziando come, a seconda delle mutevoli istanze politiche, vi siano state importanti ricadute tanto economiche quanto sociali, con effetti visibili ancora oggi.
 
In seguito, Elisa Battistella ha presentato la sua tesi di laurea magistrale in Studi Storici, effettuata con la guida del prof. Zilli e della prof.ssa Liliana Ferrari e dedicata alle attività del Comitato Civico della nostra Arcidiocesi, in relazione alla questione del confine orientale italiano.
 
Nell’ultima fase del convegno hanno avuto luogo gli interventi “tecnici” di Carlo Alberto Villa e del dott. Luca Olivo. Il primo ha ripercorso il lavoro di digitalizzazione del fondo del Comitato Civico diocesano, con l’obiettivo di costruire un sito che permetta un’autentica diffusione culturale, mentre il secondo ha proposto lo “stato dell’arte” dei vari archivi diocesani e di quello della Democrazia Cristiana, che possono costituire degli strumenti utili a ricostruire la presenza politico-sociale dei cattolici nel nostro territorio.
 
A chiudere i lavori è stato il prof. Ivan Portelli, che nella sua relazione ha analizzato il ruolo del laicato diocesano nel secondo dopoguerra, impegnato in uno sforzo per ricristianizzare la società e combattere il comunismo con la guida degli arcivescovi Margotti e Ambrosi, nel contesto di uno stretto legame fra politica e fede.
 
Come sottolineato dal presidente dell’AC diocesana, Paolo Cappelli, grazie a questo convegno è stato costruito un luogo di confronto e di cultura, offrendo uno stimolo alla politica per programmare il futuro, nonostante la complessità del nostro tempo.

Elisa Battistella
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