In questa domenica ci troviamo di fronte ad una parabola che ci mette in discussione. La parabola delle dieci vergini. La parabola non raccomanda solo un’attesa del Signore “Vigile” che corrisponde alla fede operosa, ma anche una attesa “responsabile”. Si tratta di una responsabilità personale e indivisibile. Dove tutti siamo chiamati a metterci in gioco: perché come stiamo riflettendo le nostre sono “Vite a contatto”.
Ma diciamoci la verità il più delle volte la nostra vita è un “sopportare”. È un verbo di pazienza, cioè “portare stando sotto un peso”. E le occasioni in cui la vita ci fa portare pazienza sono veramente tante. Per esempio i piccoli contrattempi quotidiani sono anch’essi un test del nostro atteggiamento di fronte alla vita. E poi ci sono le grandi pazienze, quelle dei malati, di quelli che hanno i figli o mariti in guerra, tutti hanno una speranza che però va attesa, sopportando nel frattempo il dolore che esse procurano… Dobbiamo abitare il nostro limite, quello creaturale, è l’esperienza che tutti ci alleniamo nelle piccole pazienze quotidiane, dove impariamo giorno per giorno ad essere ciò che siamo: uomini e donne!!!
Ma attenzione la pazienza non è passività, ma l’attiva accoglienza della vita. Pazienza è un cristiano che non pretende che la Chiesa sia perfetta, efficiente, ma la accetta nei suoi sbagli, nelle sue lentezze, nelle sue imperfezioni…
Pazienza è un credente che riconosce che Dio è al di là, e lo accetta anche nei suoi silenzi, nel suo mistero, e non smette di fargli domande.
Pazienza è anche essere un laico di Azione Cattolica e riconoscere che ci sono dei limiti ma continua con la sua caparbietà a promuovere, a far conoscere la bellezza dell’Associazione; siamo noi i primi promotori verso gli altri. Pur nelle nostre difficoltà.
Allora come capiamo siamo tutti interpellati personalmente nella nostra responsabilità. Siamo tutti che costruiamo il Regno di Dio.