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La vocazione al servizio in Azione Cattolica

autore: Paolo Cappelli
data di pubblicazione: 02-08-2020

L’invito del presidentediocesano, Paolo Cappelli: "vivere non vivacchiare in un’estate un po' particolare"

Quando si parla di vocazione al servizio in Azione Cattolica, il mio pensiero va subito ad una domanda che si poneva Vittorio Bachelet, che fu Presidente Nazionale di AC negli anni difficili ma costruttivi del rinnovamento post-conciliare e del nuovo statuto del 1969.

Vittorio Bachelet si chiedeva: tutti noi sappiamo davvero riscoprire nel servizio la gioia? Da autentico testimone di laicità cristiana nella Chiesa e nella società civile, nel suo impegno laicale-associativo  maturato e coltivato in Azione Cattolica coniugava servizio, gioia e fedeltà e ne sperimentava la gioia in questa forma di vocazione. Metteva a disposizione  dell’Associazione le proprie competenze professionali e le proprie esperienze di vita civile e di fede. Il suo servizio privilegiava i giovani: era professore universitario, vicino e dentro il mondo giovanile che sollecitava a promuoversi. Faceva sentire loro la necessità di agire nel mondo  con  responsabilità, da attori, operatori attivi e responsabili e non passivi o accomodanti spettatori, a saper leggere e interpretare i segni dei tempi nelle vicende umane con atteggiamento attento, positivo e insieme critico e con la capacità di ascolto, di annuncio e di accoglienza. Credo che in questi riferimenti ci siano un po’ tutti gli ingredienti per entrare nel significato di vocazione al servizio in Azione Cattolica e poter fare una riflessione su questo.

Il servizio in AC è una delle scelte profonde dell’Associazione di sempre, di ogni tempo. È una vocazione che dà forma alla nostra esistenza; è ideale prezioso che l’associazione ha da offrire alla Chiesa e al mondo. Si incentra e si basa sul promuovere personalità laicali capaci di raccontare la fede con la Parola e con la vita in ogni ambito della propria esistenza ogni giorno, con gratuità, avendo nel cuore qualcosa di positivo da proporre a chi ci vive accanto, ed è ciò per cui vale la pena impegnarsi e spendersi.
 
È un’esperienza spirituale di testimonianza di vita cristiana che si fa rete di amicizie, di azioni, di riflessioni, di preghiera e rende visibile un servizio vero donato e portato avanti senza rumore e con qualche sacrificio. Questo sforzo, questa fatica, questo tempo che strappiamo alle nostre occupazioni, alla nostra vita quotidiana, vale la pena di essere speso. È un compito tanto difficile quanto affascinante accompagnare altri nel percorso della fede e della vita. Ciò che può ridare slancio a noi, che abbiamo scelto e accolto il dono del servizio e per questo ci prepariamo a praticarlo, è una nuova carica e un nuovo modo di coniugare il rapporto fede e vita, Chiesa e mondo.

È il modo per poter coinvolgere le persone che ci sono affidate; questa bella avventura diventa fruttuosa quando accanto ad ogni persona c’è qualcuno che aiuta a far vedere questo rapporto. La nostra è una laicità che ha bisogno di essere imparata, rielaborata, pensata e posseduta. Ciò dà luogo ad una cultura, ad una sensibilità, ad una spiritualità semplice ed essenziale, a una identità non scontata e a una vita grande, piena di dignità e valore.
 
Per poterne apprezzare questi aspetti, credo che sia necessario fare un percorso lungo, costante, impegnato e serio in Associazione. Questa è la proposta Associativa, buona estate a tutti.

Paolo Cappelli Presidente diocesano Ac
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