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La storia di Giovanna Rizzado: una missionaria che fatto dell’amore del prossimo lo scopo della sua vita

data di pubblicazione: 22-04-2024

I protagonisti del calendario perpetuo

Sono certa che tanti di voi ricorderanno il sorriso di Giovanna Rizzardo, capace di portare pace e amore nella nostra diocesi e nelle favelas del Brasile, dove forse Dio non sapevano neanche chi fosse.
 
Questa volta partiamo dalla bibliografia su di lei: la nostra socia Maria Serena Novelli le ha dedicato un capitolo del volume Il volto femminile dell’Azione cattolica nella diocesi di Gorizia e, nel 2021, il Centro Missionario Diocesano ha pubblicato La storia di Giovanna Rizzardo, missionaria laica dell’amore di Dio nelle favelas del Brasile, a cura di Alessandro Toso.
 
Giovanna nasce nel 1917 in provincia di Udine e, quando si trasferisce a Gorizia, si inserisce nel gruppo dell’AC della Parrocchia del Duomo: catechista, educatrice e molto altro. A Gorizia, Giovanna decide di realizzare un laboratorio di taglio e cucito, per insegnare un lavoro alle ragazze disoccupate, perché fin da subito decide che l’aiuto alle persone in difficoltà sarà la sua strada. Continua a lavorare per la TELVE, e anche qui porta il suo sorriso, ma arriva il momento di andare in pensione e Giovanna sceglie di andare in terra di missione, non in un paese conosciuto, ma in Brasile, di cui non sa neanche una parola della lingua parlata.
 
La sua permanenza in Brasile è divisa in due momenti: dal 1971 al 1990 sull’Isola di Itaprica e dal 1990 al 1993 nella favela di Gamboa.
 
A Itaprica, Giovanna parte dai bambini, realizzando un asilo e arriva alle mamme, con corsi di igiene, catechismo e morale, fino al laboratorio di maglieria, sempre per togliere dalla strada le donne che sono in difficoltà. Qui Giovanna incontra tante difficoltà, ma la sua volontà e il suo sorriso, riescono a sfondare molte porte. Inoltre, fin da subito, Giovanna cerca chi potrà continuare la sua opera, consapevole che non potrà continuare per sempre. Si giunge, poi, alla costruzione di un centro comunitario, con scuola e asilo, l’ Obra Social Cristo Rey. Ma arriva il momento della partenza e, dopo 19 anni, Giovanna passa alla favela di Gamboa.
 
“Dona Joana” arriva in luogo, dimenticato da tutti, dove la gente vive in baracche di legno e non ci sono le fognature: viene accolta con gioia e speranza. Anche qui bambini e madri, asilo, scuola e laboratorio, e si aggiunge un ricovero per gli anziani. Il Centro Comunitario viene inaugurato nel 1993, accolto da tutti con grande entusiasmo.
 
Tornata a Gorizia nel 1993, Giovanna riceve il premio Nadâl Furlan e ne rimane anche stupita, forse, senza rendersi conto di tutto quello che aveva fatto.
 
Giovanna si spegne all’ospedale di Gorizia il 12 marzo del 1994 e anche qui, porta sorrisi e speranza, senza mai lamentarsi per la sua malattia.
 
Concludo con una sua frase a proposito del popolo del Brasile, da lei tanto amato “Questo popolo umile, generoso, provato in tante maniere, bramoso di amore, istruzione, lavoro e ospitale, apre le porte a chiunque venga a dargli una mano alla sua crescita e a superare le crisi che sta attraversando certo che chi viene deve avere salute, spirito di adattamento e soprattutto una professione da insegnare e molto, molto amore”.

Barbara Spanedda