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5ª Domenica di Quaresima

data di pubblicazione: 03-04-2022

Il commento di don Michele Centomo

Gv 8,1-11
Is 43,16-21
Fil 3,8-14

“ … davanti a te sta la nostra miseria
[…] fa’ che rifiorisca nel nostro cuore  il canto della gratitudine e della gioia
 (Orazione Colletta C)

Dio non punisce, non abbiamo fatto nulla di male perché mandi un lutto o una malattia. Spesso l'origine del dolore siamo noi, la nostra fragilità, le nostre scelte sbagliate. Dio non è un concorrente alla nostra felicità, non ce l'ha con noi; non è un padre/padrone da tenere buono con mille devozioni e mille preghiere. E’ un padre che ci aspetta, ci rispetta, ci lascia fare i percorsi e le esperienze della vita sperando di non perderci. E’ un padre buono che dà del pane al figlio che gliene chiede, che fa piovere sui giusti e sui malvagi.

I gesti dicono più delle parole. Un gesto arriva più velocemente al cuore e le parole servono a spiegare meglio il significato del gesto. Il problema è che quando i gesti non sono in sintonia con le parole, si crea un cortocircuito che non porta da nessuna parte. Il Vangelo è pieno di gesti e poche, ma significative parole. Gesù è nel Tempio, al cospetto del massimo segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. La donna, di cui non viene riportato il nome, viene gettata in mezzo, tra Gesù e i suoi storici accusatori, gli scribi e i farisei, anche loro senza nome.

Le parole dei farisei sembrano un’innocente domanda di discepoli che vogliono sapere dal maestro tutto quello che riguarda il peccato e la condanna secondo la legge di Mosè. Ma tutti i gesti e il tono della voce che ci pare di udire leggendo il racconto di Giovanni, dicono che il loro vero interesse è accusare Gesù e poterlo "fregare" con le sue stesse parole.

Gesù risponde con un gesto tanto strano, quanto incredibilmente efficace. Si china per terra e scrive. Con un gesto simbolico Gesù riassume la sua storia e la sua identità. Non rimane in alto a pontificare sul bene e sul male, ma scende a terra, proprio là dove immaginiamo sia la donna, e dove questa donna rischia di finire mentre viene lapidata.

Gesù si china a terra proprio dove questa donna anche dal punto di vista morale e spirituale si trova. La donna ha fatto qualcosa che non doveva fare, e lei per prima lo sa. Gesù prima di rispondere alla domanda maliziosa dei farisei e degli scribi, si china a livello della donna con un gesto che è già inizio di perdono e misericordia. Cosa avrà scritto per terra? Alcune tradizioni dicono che ha scritto i peccati dei presenti per metterli di fronte alla loro piccolezza.
Gesù si alza solamente quando tutti sono andati via e rimane solo con questa donna. E' il gesto della resurrezione nella quale vuole coinvolgere anche lei. La risolleva prima spiritualmente e poi la invita risollevarsi nella vita “Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più” (Gv 8, 11).

I gesti di Gesù sono stati il veicolo efficace di quello che le parole hanno detto.

Siamo noi questa donna, quando ci sentiamo a terra e la polvere si mescola con la nostra tristezza e paura di non farcela. Siamo noi anche questi farisei e scribi, quando alziamo le mani e puntiamo il dito per condannare, diventando ciechi verso noi stessi. Siamo noi anche Gesù, quando ci mettiamo gli uni al livello degli altri, quando siamo capaci di piegarci nella condizione di chi si sente a terra e ha bisogno non di condanne, ma di condivisione.

Abbiamo bisogno di misericordia.

Abbiamo bisogno di sentirci “coccolati” da Dio.
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