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Al servizio del bene comune. Il ruolo dei cattolici nella società

data di pubblicazione: 15-10-2022

Le riflessioni della settimana suggerite per voi dal presidente diocesano Paolo Cappelli

I temi che il nuovo governo e il parlamento si troveranno ad affrontare, dal caro bollette, alla recessione, passando attraverso la guerra, rappresentano sfide che vanno vinte, pena una crisi da cui il Paese rischia di non uscire più. Emerge forte il bisogno di perseguire il “bene comune”.
 
La campagna elettorale, estremamente breve, ma segnata da un forte confronto politico, si è connotata in alcuni momenti da un forte confronto ideologico che in qualche modo ci hanno richiamato a fatti storici e drammi del secolo passato.
 
Ma in tutto questo quale è stato il ruolo dei cattolici?  Scomparsa negli anni 90 la Democrazia cristiana i cattolici hanno perso quello che se non altro era un riferimento sociologico e culturale, avviando una diaspora che da allora è inesorabilmente proseguita. Mi viene da dire che oggettivamente in questa campagna elettorale e in questo momento politico il ruolo dei cattolici è ridotto al lumicino, a parte alcune isolate esperienze individuali. Certamente pensare di ricostruire un esperienza cattolica organizzata è sicuramente impossibile, ma sicuramente riavviare un percorso virtuoso di riavvicinamento a quel servizio che Pio IX prima e Paolo VI poi hanno definito come la “ più alta forma di carità” diventa essenziale.
 
Un richiamo quello, alla  partecipazione, che ritroviamo nel lungo percorso della Dottrina sociale della Chiesa partendo dalla enciclica che ha  posto la Chiesa ad affrontare i grandi temi sociali, la Rerum Novarum già nel 1891 e che trova oggi nella Laudato si di Papa Francesco un manifesto sulla cura della casa comune  (24 maggio 2015). 
 
Di grande attualità è il  discorso rivolto ai giovani della Federazione Universitaria Cattolica Italiana da Pio XI il 18 dicembre 1927 quando  affermò:“ E tale è il campo della politica, che riguarda gli interessi di tutte le società, e che sotto questo riguardo è il campo della più vasta carità, della carità politica, a cui si potrebbe dire null'altro, all'infuori della religione, essere superiore… Tutti i cristiani sono obbligati ad impegnarsi politicamente. La politica è la forma più alta di carità, seconda sola alla carità religiosa verso Dio ”.
 
E’ assolutamente necessario riavviare al più presto possibile nelle nostre Comunità, Parrocchie, Associazione un percorso di formazione integrale delle coscienze, abbandonando il pensiero che la politica possa solo essere un elemento che divide, ma  piuttosto incoraggiando i fedeli laici a prendere coscienza della propria responsabilità nella comunità politica e a vivere in maniera matura e adulta la propria fede nella dimensione politica, evitando così quella pericolosa deriva che vede un  pericoloso  divorzio tra fede e vita.  
 
Si tratta di aiutare tanti credenti ad approfondire il senso ultimo della partecipazione alla vita sociale e politica, in modo che si vada diffondendo sempre più non solo nell’ambito cattolico, ma anche nell’intera società la consapevolezza che siano le persone ad essere i soggetti attivi e responsabili della vita sociale e che perciò essi debbano avere il primato sulle strutture sociali e su qualsiasi altro tipo di organizzazione.
 
Vi propongo la rilettura questa settimana dell’intervento che Paolo VI fece alla FAO nel 1970. Sono passati più di 50 anni, ma questo intervento a mio avviso di una illuminante attualità.

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PAOLO VI IN OCCASIONE DEL 25° ANNIVERSARIO DELLA FAO