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Una nuova e vera ripartenza: chiamati a vivere i luoghi

data di pubblicazione: 19-11-2022

Le riflessioni della settimana suggerite per voi dal presidente diocesano Paolo Cappelli

Gesù ci invita ad avere il coraggio di portare il suo messaggio di pace e amore nei luoghi e alle persone che incontriamo nel nostro quotidiano.
 
Come farlo? Lo slogan dell’adesione all’Azione cattolica lo riassume in maniera inequivocabile: “Insieme, l’unico modo per ricominciare”.
 
Proprio partendo dall’esperienza associativa, possiamo ricominciare insieme, vivendo i luoghi che ci sono stati tolti negli ultimi anni e facendo un passo verso l’altro. Vivere il territorio è il filo rosso  che quest’  anno  lega  tra loro i cammini associativi dell’ACR, del settore Giovani ed Adulti, un vivere il territorio che si deve connotare attraverso la ri-costruzione dei legami, personali ed associativi, dentro e fuori l’Azione cattolica.
 
In un tempo che si connota per un forte individualismo, l’Azione cattolica è la risposta giusta, attraverso la sua storia centenaria  e la sua dimensione di unitarietà ha legato e lega assieme, donne e uomini, giovani, ragazzi e ragazze di ogni età . Unitarietà è un termine che ci sta molto a cuore, che dice qualcosa di importante di noi dell’Azione Cattolica. Unitarietà è… uno stile! È condividere i nostri talenti con gli altri, dove ognuno è custode di un pezzetto di verità che ci rende reciprocamente strumenti di salvezza.
 
Aderire inoltre alla Azione Cattolica significa anche attraverso l’atto della tessera sostenerla economicamente. L’adesione quindi è un atto di grande importanza, è una scelta di voler vivere assieme una appartenenza alla Chiesa attraverso una esperienza di relazione, perché l’esperienza cristiana è si una esperienza  personale di incontro con Dio, ma vissuta dentro la Chiesa al servizio del mondo, vivendo appunto i luoghi.
 
Alla domanda su cosa fosse l’ Azione Cattolica, Vittorio Bachelet rispondeva così: “ Una realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che lavorano assieme nel nome del Signore e che sono amici: e questa rete di uomini e donne che lavorano in tutte le diocesi, e di giovani, e di adulti, e di ragazzi e di fanciulli, che in tutta la Chiesa Italiana con concordia, con uno spirito comune, senza troppe ormai sovrastrutture organizzative, ma essendo sempre più un cuor solo e un’anima sola, cercano di servire la Chiesa.
 
E questa è la grande cosa. Perché noi serviamo l’AC non poi perché ci interessa di fare grande l’AC, noi serviamo l’Ac perché ci interessa di rendere nella Chiesa il servizio che ci è chiesto per tutti i fratelli. E questo credo sia la cosa veramente importante”.
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