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Quaresima, primavera dello Spirito: scegli la Vita!

autore: Michele Centomo | tema: QUARESIMA
data di pubblicazione: 19-03-2023

IV Domenica di Quaresima
Padre della luce, figli della luce

Sac. Michele Centomo – Assistente Unitario AC

O Dio, Padre della luce,
tu vedi le profondità del nostro cuore:
non permettere che ci domini il potere delle tenebre,
ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito,
perché vediamo colui che hai mandato
a illuminare il mondo,
e crediamo in lui solo, Gesù Cristo,
tuo Figlio, nostro Signore”.
 
Umanissima l’immagine che ci viene dall’orazione colletta: il Padre della luce chiama la sua creatura a seguirlo e la illumina.

Il simbolo della luce domina la nostra riflessione perché è un invito, non solo ad aprire gli occhi, ma tutta la nostra intera esistenza a Lui, fonte di gioia, di crescita umana e spirituale, fonte di speranza, come è la luce del sole per la terra.

Tutto questo per non “permettere che ci domini il potere delle tenebre”. Il Padre non ci lascia nell’oscurità, nell’ignoranza, ma “apre i nostri occhi con la grazia del suo Spirito”; ci offre la possibilità di sentirci qualcuno, di sentirci persona per essere immersi nel grande Suo progetto; quello della fede e dell’amore verso di Lui e verso l’umanità.

Ancora una volta Cristo, icona del Padre, afferma che, anche nella miseria dell’uomo si compiono le opere di Dio: nella debolezza della creatura umana si manifesta la potenza di Dio. Per Lui la persona vale sempre!

Non ha mai perso la sua fiducia nell’uomo, anche se spesso è stato avvolto nelle tenebre del peccato. Ma Egli guarda ciò che non guardiamo noi: quell’immagine e somiglianza che il Padre ha stampato nel nostro essere.

La visione che Cristo ha su di noi è un visone che non riusciamo a capire: é la visione del cuore, appassionata di amore.

In questo modo la creatura, sentendosi realizzata, prende atto della sua fede che viene dalla coscienza di essere stata riabilitata. Così il nostro “credere in Lui solo” diventa la verità che porta alla luce.

Incontrandosi a tu per tu con Gesù è “riconoscerlo come Colui che ci ha strappati dal non senso dell’esistenza, dal buio della notte e ci ha introdotti nella serena luminosità del suo giorno senza fine; aderire alla sua Parola come all’unica nostra luce e salvezza; esprimere con tutta la nostra vita questo incontro che ci ha resi nuova creatura; questa è la grazia che lo Spirito Santo opera in chi, riconoscendo la propria cecità, implora con umiltà e fiducia: «Signore, che io veda!»”.  
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