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XXIV Domenica del T. O.

data di pubblicazione: 16-09-2023

Il commento al Vangelo della domenica di don Giovanni De Rosa

Il Perdono di Gesualdo o Pala del Perdono, del pittore Giovanni Balducci (Public domain, via Wikimedia Commons)
Il Perdono di Gesualdo o Pala del Perdono, del pittore Giovanni Balducci (Public domain, via Wikimedia Commons)
Anche questa domenica la Liturgia ci mette davanti un grosso macigno per tutti: il perdonare.
 
Oggi, Gesù ci chiede di perdonare sempre, in qualsiasi frangente.
 
Il perdono è uno dei banchi di prova più ardui dell’essere discepoli di Gesù. Il superamento della ferita e della sofferenza subite da parte di chi si sente danneggiato, spesso, appare irrealizzabile. La mente è così fine che pigia infinite volte il tasto “dove il dente duole”, facendoci rivivere quanto ha acceso il conflitto e incancrenendo la piaga.
 
Attenzione Gesù non ignora la fatica che si a perdonare. Sa che c’è tutta una parte del nostro essere feriti che si rifiuta di cedere all’altro, l’orgoglio combatte contro il desiderio di riconciliazione.
 
Eppure Gesù ci chiede di perdonare, perché?
Perché siamo tutti peccatori e bisognosi della sua misericordia infinita, Lui ci perdona sempre…
 
Il perdonare, non è uno scherzo, anzi, è un cammino di fede; alcune persone chiedono insistentemente, a volte per anni, la guarigione del cuore è questa è l’unica via da percorre per far poi sbocciare il fiore del perdono. L’alternativa è far crescere i rovi del rancore e alle volte dell’odio.
 
Ma in questo testo faccio notare come non vi è solo una dimensione personale ma vi è anche una dimensione comunitaria. Emerge soprattutto dal ruolo di coloro che sono chiamati “compagni”: non possiamo rimanere insensibili davanti alle ferite inferte alla convivialità Eucaristica, con le ostilità interne e fra i vari gruppi della parrocchia, o fra i fratelli e sorelle che partecipano all’Eucarestia…
 
Dobbiamo iniziare ad assumere atteggiamenti di intercessione e di conversione dei cuori allora edificheremo comunità e Chiese che sono “del Signore”.