XXXI Domenica del Tempo Ordinario – ANNO A

Gesù oggi alla folla e ai suoi discepoli li mette in guardia dai farisei per due motivi: per l’incoerenza della loro vita rispetto all’insegnamento proposto e poi per la vanità.
E diciamocelo questo ammonimento sull’incoerenza della vita e sulla vanità ci raggiunge come una lama tagliente, perché è un rischio nel quale tutti compresa la comunità e l’associazione può scivolare.
 
Chiediamo al Signore di fare verità nelle nostre vite. Perché è così facile confondere l’ammirazione per la parola di Dio con lo stupore per il nostro commento o operato. Perché è così umano alla fine…
 
Gesù mette le loro cose al loro posto. Uno solo è il Maestro, uno solo è il Padre. Per questo ci possiamo dire e affermare che quando parla Gesù, lo possiamo ascoltarlo: le sue parole sono avvalorate dai fatti. I suoi gesti (tutti quelli che compiva fino agli ultimi) non sono riti a effetto, ma realtà incarnata nella vita di tutti i giorni.
Gesù ci offre oggi anche il rimedio per le nostre comunità e la nostra associazione: “l’abbassamento e il servizio fraterno”. Chi vuole essere “grande” nella comunità deve farsi servo e umiliarsi sotto la mano potente di Dio.
 
Il servo di cui parla Gesù non è lo schiavo sottomesso a forza, né chi si pone alle dipendenze di altri per necessità: in senso evangelico, servo è chi liberamente, per intima convinzione, si avvale di quanto sa e di quanto ha per cercare il bene dei suoi simili.

La vera grandezza, quella che sarà manifesta nel giorno del giudizio, quella di cui hanno dato dimostrazione i santi e prima di tutti lui, il Signore e Redentore, non deriva dall'accumulo di medaglie e titoli, non da elogi e monumenti. La vera grandezza sta nel donarsi. E noi come associazione siamo chiamati a farlo nel servizio che ci viene chiesto ora dove ciascuno è…
 

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