XXVII Domenica del T.O.

Nuovamente una parabola sulla vigna. Ma questa volta la vigna è Gesù. Dove Gesù vive la sua vita consapevole del fatto che il Padre gli aveva affidato le parole e i gesti che potessero mostrare a tutti l’amore di lui, la sua potenza di vita, la sua liberazione.
 
Gesù ha vissuto senza sottrarsi mai, nemmeno nell’ora più buia dove ogni luce veniva spenta, alla responsabilità di mostrare che Dio è il Dio della vita e che ci si può consegnare a lui per donare e sconfiggere ogni male.
 
E tutto questo ora ci è consegnato perché noi crediamo in lui e professiamo il suo Amore. Ci è affidato molto. Per mezzo del battesimo ci abilita a vivere in essa. Certamente è un dono bellissimo, speciale.
 
Però come figli adulti ora siamo chiamati a costruire noi la storia che ci è data in sorte, è il nostro momento di rendere presente il Padre.
 
E allora vedendo la realtà di tutti i giorni mi viene da chiedermi com’è possibile tutto questo male, odio, disprezzo, solitudine, la vita non ha più senso e valore…
 
Forse dovremmo ritornare veramente a vivere il Vangelo e la Parola del Signore che ascoltiamo e meditiamo ogni domenica celebrando assieme l’Eucaristia.  Credo che abbiamo perso il senso vero della parola Eucaristia; cioè fare ed essere tutti in comunione con Gesù Cristo. Carissimi noi ogni domenica spezziamo la Parola e il Pane ma sono due realtà della stessa medaglia. La liturgia della parola ci serve per indirizzare i nostri cuori a quello che Gesù ci chiede; e poi ricevendo l’Eucarestia gli diciamo il nostro sì a quanto abbiamo celebrato, ed ecco poi che la vera Eucarestia è dal momento che usciamo dalla Chiesa.
 
Allora siamo sicuri di produrre il frutto che il Padre cerca?
 

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