XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

In Gesù osserviamo (come) un periodo di cambio nello stile del suo messaggio: l’annunzio del Regno non si limita tanto a dimostrare la sua prossimità quanto a descrivere il suo contenuto mediante racconti: è l’ora delle parabole!
 
E oggi contempliamo la parabola dei talenti. Il messaggio della parabola continua ad essere di grande attualità. Le moderne democrazie camminano verso una separazione progressiva tra la Chiesa e lo Stato. Questo non è controproducente, anzi al contrario. Tuttavia, questa mentalità globale e progressiva racchiude un effetto secondario, pericoloso per i cristiani: essere l’immagine viva di quel terzo servo a chi il signore (figura biblica di Dio Padre) rimproverò molto severamente. Senza malizia, soltanto per comodità o paura, corriamo il pericolo di nascondere e ridurre la nostra fede cristiana al circolo privato della famiglia e degli amici intimi. Il Vangelo non può limitarsi ad una lettura e contemplazione sterile. Dobbiamo amministrare con coraggio e rischiare la nostra vocazione cristiana nel proprio ambiente sociale e professionale proclamando la figura di Cristo con le parole e la testimonianza.
 
Questi talenti hanno la caratteristica di essere presenti in noi e se non vengono alimentati e praticati, periscono. Ecco la responsabilità grande di tutti noi, e che è posta nelle nostre mani.
 
Insomma Dio ci vuole talmente bene, che ci vuole uomini e donne saggi, cristiani onesti e laboriosi, capaci di donare e donarsi al prossimo nei gesti piccoli e grandi che solo la carità può fare.
 

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